Chi ha letto ieri l’ottimo articolo di Adele Piazza sul futuro dell’economia del Pianeta, si sarà accorto che i principali media italiani si sono soffermati sui dati cinesi ed americani, ma hanno ampiamente sorvolato sul riferimento all’Italia. Scelta curiosa, perché il dato del Center for Economics and Business Research relativo al nostro Paese avrebbe dovuto suscitare interesse, per lo meno dell’oppofinzione.
Dunque l’Italia, scesa attualmente all’ottavo posto tra le potenze economiche mondiali, precipiterà in quattordicesima posizione nell’arco di 15 anni. Ma forse si potrà anche far peggio, se non si manderanno a casa i colpevoli di questa situazione.

Non si può neppure scaricare le responsabilità del declino sul Covid o, più semplicemente, sui cambiamenti a livello mondiale. Perché è vero che l’India farà la sua comparsa ai primi posti, ma le variazioni saranno ininfluenti per Giappone, Germania, Gran Bretagna. Sì, secondo il centro di ricerca, infatti, la Brexit non sconvolgerà l’economia dell’isola. E resisterà persino la Francia.
L’Italia no. Nonostante la cospicua carità elargita dall’Europa, nonostante i fiumi di parole inutili del lìder minimo, nonostante le promesse dei partiti. Una caduta senza freni, come è giusto che sia considerando la realtà di un Paese che ha rinunciato ad anima e cervello per tornare ad essere lo sciuscià dei potenti di turno.
Un Paese che si illude di avere un ruolo internazionale attraverso le boldrinate, imponendo il pensiero unico obbligatorio, sopravvivendo a colpi di politicamente corretto. Privo di idee, capace solo di vietare i sogni, sempre pronto a mendicare ed a piagnucolare se l’obolo è misero ed è accompagnato dal disprezzo verso un popolo che ha rinnegato il Rinascimento in nome dell’accattonaggio.

Un popolo in svendita dopo aver svenduto i propri gioielli industriali. E che non merita neppure la quattordicesima posizione. Ma è solo una tappa prima di un’ulteriore discesa.