Le elezioni tedesche di inizio autunno potrebbero cambiare radicalmente lo scenario non solo della Germania ma di tutta Europa. L’uscita di scena di Angela Merkel rischia di favorire la sconfitta di Cdu/Csu con inevitabili ripercussioni innanzitutto sulla Francia perché è Parigi – non certo Roma – a trainare l’Unione europea insieme a Berlino. Ma senza il ruolo egemone di Merkel, il presidente Macron potrebbe essere tentato di giocare sul tavolo romano.

Con il vantaggio, per l’Esagono, di non essere più il Paese di appoggio al preponderante ruolo tedesco, ma di trasformarsi nel numero 1 in un rapporto con l’Italia. D’altronde il governo dei Migliori ha già pietito un aiuto dell’Eliseo nella vicenda libica. E per l’Italia essere in seconda posizione rappresenterebbe già un passo avanti rispetto alla situazione odierna.
In un simile contesto, Macron gradirebbe anche Di Maio come ministro degli Esteri, proprio per la totale incapacità di affrontare gli scenari internazionali. Dunque Parigi si ritroverebbe a rappresentare l’intera Europa in Africa ed anche in Medio Oriente, nei rapporti con la Cina ed anche con gli Stati Uniti. Probabilmente anche con la Russia perché la relazione consolidata tra Berlino e Mosca era in gran parte legata alla personalità di Merkel.
In questo modo Macron, con una attenzione spostata sulla politica estera, potrebbe far dimenticare il Micron responsabile di parecchi disastri interni. Non poco, in vista delle presidenziali.
La scommessa di Parigi non è comunque facile da vincere. Un partner come l’Italia non è certo il massimo per sostenere un confronto con gli Usa. Il servilismo italiano verso Washington è una costante dal 1945 ad oggi, con rare eccezioni legate ad alcuni democristiani ed a Bettino Craxi. Biden è già riuscito ad imporre all’Europa il blocco del trattato con la Cina che avrebbe favorito il rilancio dell’economia del Vecchio Continente, penalizzando gli Usa. Ma i media italiani, ed anche i politici a partire da Berlusconi, si sono impegnati a boicottare l’accordo per compiacere il padrone americano.

Non va inoltre dimenticato – come ha sottolineato Miro Renzaglia in una videoconferenza del Guastatore – il ruolo di Londra, sempre a capo di un impero che ha cambiato nome ma che continua a spaziare dal Canada all’Australia. L’impero che utilizza il cervello per far impiegare i muscoli agli americani, ma sempre per gli interessi di Londra e del Commonwealth. Interessi che, da sempre, non collimano con quelli italiani e neppure con quelli francesi o tedeschi.
Tutto si muove, dunque. Tranne che in Italia dove i problemi sono gli esperti menagramo, le promesse alla Cetto La Qualunque, la giustizia ormai priva di ogni fiducia, la cecità degli imprenditori. Però, finite le baionette, l’Italia può sempre far valere il peso (non certo intellettuale) di 60 milioni di sudditi. A Macron possono bastare.
2 commenti
Certo, avare un ministro degli esteri palesemente incapace ed ignorante ci renderà sudditi della Francia.
Certo, avere un ministro degli esteri palesemente incapace ed ignorante ci renderà sudditi della Francia.