La sinistra arcobaleno non può nemmeno più contare sulla Spagna. Il socialista Pedro Sanchez, dopo la sconfitta nelle elezioni amministrative di domenica, ha sciolto il parlamento e ha rispedito gli elettori spagnoli al voto il 23 luglio. Per le politiche, questa volta, con il rischio che il centrodestra (popolari + Vox) conquisti la maggioranza dei consensi.
Le avvisaglie ci sono tutte. I socialisti di Sanchez ed i loro compagni di strada perdono regioni e città. E dove non vince il centrodestra sono gli indipendentisti catalani a togliere ai socialisti la guida di Barcellona.
Dunque l’izquierda di governo delude sul fronte del rispetto dei diritti delle minoranze etniche per correr dietro ai soli diritti delle minoranze sessuali. Eppure, come ricorda il sempre più gauchista Corriere della sera, Sanchez aveva ottenuto ottimi risultati sotto l’aspetto economico. Lo scorso anno ed anche quest’anno, secondo le proiezioni del PIL, in crescita decisamente superiore rispetto all’Italia.
Non è bastato. Perché, evidentemente, anche gli spagnoli hanno capito che il Pil non può essere l’unico metro di giudizio della qualità della vita. La porcata del trasferimento della salma di José Antonio Primo de Rivera, dopo quella di Francisco Franco, ha dimostrato la disumanità di una izquierda impegnata a far la guerra ai morti. Così come hanno pesato le scelte in stile Schlein, pur senza armocromisti.
In fondo è la stessa logica che ha portato alla riconferma di Erdogan alla guida della Turchia. Non è bastata una economia traballante a spingere gli elettori nelle braccia del candidato atlantista che non aveva compreso quanto la Turchia profonda non ami gli statunitensi. Ed ora il Corriere si scatena nelle interviste ai giovani progressisti turchi che annunciano la fuga dal Paese. Esattamente come i personaggi italiani della TV che, dopo il successo del destracentro, avevano assicurato che avrebbero abbandonato l’Italia. E, ovviamente, sono ancora tutti qui..