Tra le decorazioni di Natale, quest’anno ne abbiamo una nuova. E particolare… Molto particolare. Uno Schiaccianoci. Avete capito bene, proprio un Principe Schiaccianoci, come quello che ispirò il celeberrimo balletto di Čijajkoskij. Che tutti, più o meno, hanno per lo meno sentito nominare. Anche se ben pochi sanno da cosa il coreografo Ivanov abbia derivato il soggetto.
Una fiaba, certo. E una fiaba di Natale, ché la storia si ambienta nella Notte della Vigilia. E poi prosegue attraverso una concatenazione di altre magiche notti. Ma, a leggerla nell’originale, una fiaba ben strana. Gotica e romantica insieme. Una fiaba compenetrata di mistero, di passioni, paure. E, in certo qual modo, de un Eros tormentoso e tormentato.
Ernst Theodor Amadeus Hoffmann era infatti un uomo tormentato. Da una passione bruciante per una donna molto piu giovane di lui, che conobbe quando aveva superato la trentina. E lei aveva appena quattordici anni. Poco più che una bambina, ma che, secondo gli usi del tempo – siamo nella Prussia di fine ‘700- andò ben presto sposa ad un ricco mercante di stoffe. Come lei ebreo. Ma Hoffmann non la dimenticò mai. Né mai smise di amarla. Tanto che ritorna, fantasma e ossessione, nelle figure femminili di tutta la sua, sterminata, produzione. Di scrittore, in primo luogo. Considerato, poi, da Baudelaire la più pura incarnazione del Romanticismo tedesco. Produzione, però, anche di musicista, ché Hoffmann fu compositore e regista, tanto che cambiò il suo terzo nome, Wilhelm, in Amadeus, in onore del suo mito. Mozart. Per altro anche pittore di valore, esponente anche qui di primo piano della scuola romantica. Insomma, un genio o, forse, un geniaccio eclettico. Che per altro, nella vita era austero magistrato Prussiano. Non esente, però, da umori ribellistici, che lo spinsero a prendere posizioni scomode in difesa di studenti “contestatori”. Pagandone le conseguenze…
Ma sulla vita di E. T. A. Hoffmann, come preferiva firmare, basta così. Una noterella era doverosa, ma questo non è un saggio di letteratura. Piuttosto, questo Schiaccianoci, che fa bella mostra di sè su uno scaffale della libreria, tra Babbi Natale nelle più diverse fogge, elfi, angeli ed altre chincaglierie natalizie, mi ha portato con la fantasia al mondo dei racconti di Hoffmann. Che è, in certo qual modo, un mondo rovesciato. Dove la realtà ordinaria è solo un velo. Un vetro fragile e, tutto sommato, appannato e che distorce le immagini. Mentre il mondo fantastico, quello delle fiabe e dei racconti orrorifici, gotici, ha autentica sostanza. Come se ci volesse dire che la nostra, più o meno grigia esistenza quotidiana, è solo pallido riflesso di ben altra realtà. È il senso di storie come “Il vaso d’oro”, popolate di esseri fantastici, Salamandre nate dal fuoco e divenute donne incantevoli, maghi, alchimisti. E di incubi come “L’uomo della sabbia”, ossessioni diaboliche, viaggi ultramondani. Temi che gli derivavano, certo, da quella passione per il mondo magico che aveva nutrito leggendo Shelling e i teosofi tedeschi. E che condivideva con i suoi amici Chamisso e La Motte Fouquè…. Nonché il tema del doppio de “Gli elisir del Diavolo”. Romanzo amato, per altro da Pirandello, che in Hoffmann riscontrava un anticipatore della sua idea di “umorismo”. Che nulla ha a che fare, naturalmente, con il comico e le risate, ma è strumento per scardinare la realtà. Ovvero il coltello con cui fendere il cielo di cartone di questo Teatro di Pupi in cui siamo imprigionati.
È una serata abbastanza fredda, questa. E l’abbiamo trascorsa in casa, io e mio figlio, facendo l’albero. Tanto, fuori, dove vuoi andare… E poi…Mi sono appisolato sul divano ascoltando musica. Solo le luci intermittenti dell’albero. Credo…di avere sognato. Anzi, deve essere andata proprio così… Però era un sogno vivido. In cui un grande sorcio mostruoso, a tre teste, tutte coronate, marciava trionfante alla testa di una schiera di ratti. Per attaccare l’albero di Natale. E distruggerlo. Però scendeva in campo lo Schiaccianoci. Alla testa di una variopinta armata di pastori e pastorelli, Re Magi, Babbi Natale, Angeli. E, dopo un cozzo violento, decapitava le tre teste del Re dei Topi. E ricacciava gli orridi e laidi ratti nelle profondità che li avevano generati…
Un sogno, come dicevo. Dove il bene trionfa sul male. Il mondo dell’immaginazione, contrapposto a quello che chiamiamo realtà. Dove sorci e ratti imperano. Per altro, in una città travolta da immondizie a tutti i livelli… Io, però, qui sto abbastanza tranquillo. Ho tre gatti. E, poi, adesso c’è anche lo Schiaccianoci…