Nonostante la strepitosa seconda manche di Luca De Aliprandini nel Gigante di ieri in Alta Badia, le discipline tecniche di sci alpino vedono gli atleti italiani in notevole difficoltà.
Slalom e Gigante, dove trionfavano Thoeni, Gros e poi Tomba, vedono gli azzurri arrancare e qualche raro exploit resta, appunto, una prestazione occasionale.
Mentre l’austriaco Hirscher domina, si conferma, vince.
Tra gli azzurri restano in posizioni di vertice nella classifica generale solo i velocisti Innerhofer e Paris mentre bisogna scendere parecchio per trovare Tonetti e De Aliprandini.
Va leggermente meglio tra le donne, grazie alle buone prestazioni di Brignone (una certezza) ma Curtoni e Delago sono distanti in classifica mentre Goggia è infortunata e dunque ha dovuto rinunciare alla stagione che avrebbe potuto consacrarla tra le più grandi in assoluto.
Capitano gli anni sfortunati. Capitano i periodi di difficoltà nel passaggio generazionale. Ma l’Italia è assente da troppo tempo dai piani alti delle classifiche.
Perché noi continuiamo a sperare nei miracoli del singolo atleta, e a volte avvengono, ma siamo deboli come movimento complessivo. Sopravanzati non solo da Paesi più piccoli ma perlomeno alpini, come Austria e Svizzera, ma pure da Paesi piccoli e senza grandi montagna, a partire dalla Norvegia. Senza dimenticare Stati Uniti e Canada, Francia e Germania, Slovenia e Slovacchia.
Ospiteremo probabilmente le Olimpiadi invernali del 2026, anche per mancanza di candidature alternative (e ci sarà un perché, se nessuno vuole più organizzarle), ma si fa davvero molto poco per ravvivare un movimento sportivo in evidente difficoltà.
Malagò è troppo impegnato a strillare contro le intromissioni della politica per occuparsi anche degli aspetti sportivi delle varie discipline? Eppure gli sci club proliferano ma, evidentemente, la quantità non garantisce la qualità.
Forse manca la “fame” degli atleti, troppo ricchi sia se si tratta di valligiani sia, soprattutto, di cittadini.
Perché lo sci è diventato uno sport per chi ha molti soldi, tra costi degli skipass e dei materiali (oltre ai soggiorni in montagna per chi vive in città). E prima di ottenere il sostegno degli sponsor occorre aver investito fiumi di denaro sui propri figli che, coccolati e viziati sin da piccoli, non sempre hanno la grinta giusta quando crescono.