Nello sport grandi risultati individuali servono, a volte, a mascherare insuccessi di squadra. Quest’anno, per lo sci alpino italiano, le classifiche sono indubbiamente bugiarde a livello di gruppo. Due coppe del mondo di specialità, con l’immensa Sofia Goggia nella libera femminile e con Peter Fill nella combinata maschile ci pongono ai massimi livelli dello sci mondiale. Purtroppo non è così. Al di là della coppa assegnata a Fill sulla base di due sole gare (un assurdo, ma è così), Goggia ha indubbiamente meritato la coppa di specialità, anche alla luce del trionfo olimpico. Poi, però, le atlete italiane di alto livello nelle classifiche di specialità e generali, si riducono a pochissimi altri nomi: Brignone, Bassino e basta. Perché i podi occasionali di Moelgg o Fanchini e Curtone sembrano, appunto, episodi senza seguito.
Ancora più evidente la mancanza di squadra in ambito maschile dove il trionfatore, ancora una volta, è stato l’uomo dei record, l’austriaco Marcel Hirscher che ha vinto l’ennesima coppa generale oltre a coppa di slalom e di gigante (così come, tra le donne, la statunitense Mikaela Shiffrin ha vinto la generale e lo slalom). Gli azzurri si sono visti, e poco, solo in discesa e super G, con Fill, Paris e Innerhofer. Davvero troppo poco per giustificare non solo un entusiasmo fuori luogo ma anche solo la passiva accettazione di una squadra in evidente difficoltà.
Mancano i nomi nuovi tra i maschi nello slalom e nel gigante. Manca la “testa” per affrontare lo stress di gare decisive anche tra chi ha maggiore esperienza. Manca anche una base adeguata tra cui scoprire i campioni del futuro. Troppo costoso lo sci alpino per la media delle famiglie italiane, con la conseguenza che tra i giovani cittadini e valligiani che si dedicano alle competizioni finisce per mancare la rabbia necessaria per emergere, la fame di vittoria. Poca grinta e troppe esigenze, capricci da ragazzini viziati. Difficile individuare un adeguato ricambio generazionale tra adolescenti che a 14 si sentono già dei campioni affermati dopo una vittoria in una gara zonale.
Per essere dei grandi campioni, come Hirscher o come Thoeni, Gros e Tomba, occorrono doti particolari. Ma per essere degli ottimi atleti sono importanti anche doti caratteriali che non vengono coltivate.