Qualcuno ci aveva davvero creduto. Qualcuno si era davvero fidato del partito anti italiano ed anti autonomista. “Gli impianti di risalita per lo sci riapriranno il 7 gennaio”. E qualcuno, in Valle d’Aosta, aveva persino fatto un governo regionale con il partito dei bugiardi. “Chiudiamo a novembre per poter tenere aperto a Natale”. Tutto dimenticato in nome del diritto alla poltrona.
Contrordine, compagni! Il 7 gennaio lo sci non ripartirà. E non si tratta solo di uno svago, a differenza di quanto pensino la nullologa o lo Scanzi di turno. Sono attività economiche che mantengono le famiglie di chi vive in montagna e di chi sale sui monti per i lavori stagionali.

Ma cosa importa al governo degli Incapaci? Le folle in coda per gli acquisti di Natale, concentrati nei pochi giorni di apertura concessi dagli esperti a gettone, non sono contagiose. Sciare a distanza dagli altri è invece pericolosissimo per i contagi. E se uno si rompe una gamba sciando, deve essere ricoverato in ospedali sovraffollati. Se la gamba si rompe in un incidente domestico, stradale o sul lavoro, la frattura si ricompone da sola.
La montagna, in realtà, è pericolosa per il senso di libertà. E la libertà fa paura a chi governa solo attraverso il terrore poiché la competenza non sa cosa sia. L’imbecillità di un provvedimento che impedisce ai ragazzini sopra i 14 anni di andare a far visita ai nonni, ma consente ai nonni di far visita ai ragazzini, è la dimostrazione pratica che i decreti sono stati studiati da persone con gravi problemi mentali. Oppure da individui scaltri che proprio attraverso provvedimenti demenziali valutano il servilismo di una popolazione rassegnata.
Ma se è comprensibile l’atteggiamento dei partiti che sostengono il governo, inaccettabile è quello dell’oppofinzione. Che ignora la montagna benché governi la maggioranza delle regioni italiane e tutte (tranne la Valle d’Aosta) quelle alpine. Eppure le Terre Alte restano un mistero irrisolto per chi non conosce la realtà fuori da via Bellerio o al di là del grande raccordo anulare di Roma. Per questo si affidano al Pd gli enti che si occupano di montagna. Per questo si rinuncia ad incidere, a realizzare un progetto alternativo a quello (fallimentare) imposto da una sinistra che non può sognare il futuro perché è rimasta ferma alla retorica del passato. Non alla tradizione, ma alla falsa narrazione di comodo del passato.
Ed allora va bene a tutti la chiusura non degli impianti di risalita ma della montagna nel suo insieme. Vietati gli spostamenti, vietati i confronti, vietata la socialità. Per la sinistra nel nome della sopravvivenza a prescindere e dell’obbedienza servile. Per la destra come segnale dell’indifferenza nei confronti di un mondo che richiede troppa fatica per essere conosciuto.