Il mondo dei Pigmei è un luogo affascinante da esplorare. Sono raccoglitori nomadi che si nutrono di prede di pesca e caccia. Sono circondati da foreste impenetrabili e pericolose. Guaritori e indovini sono stati a lungo resistenti alla contaminazione dell’uomo moderno. Un mondo che tuttavia è in via di estinzione così come l’ecosistema che è sempre stata la loro dimora: la foresta. Ma ora c’è una nuova minaccia alla loro sopravvivenza: le malattie della modernità. Una modernità che strappa via le loro tradizioni, allontanandoli dalle loro tradizioni ancestrali.
Un paese, quello africano, che è stato devastato dalla guerra civile per almeno otto anni e si affida quasi interamente all’assistenza umanitaria internazionale per nutrire e non fare soccombere i suoi quasi 5 milioni di persone. Tenta di non far morire le proprie tradizioni, tanto che l’Unesco ha dichiarato i canti polifonici dei pigmei Patrimonio dell’Umanità. Canzoni polifoniche su nascita, vita quotidiana, morte e caccia, solo per citarne alcune, prendono vita dalle tradizioni dei loro antenati.
“Gli Aka hanno molti più problemi di salute rispetto ad altri, e la loro aspettativa di vita raramente supera i 40 anni”, spiega Jacques Bébé, il medico del centro. “Bevono acqua inadatta a bere o addirittura stagnante e non hanno un riparo adeguato, né lenzuola né zanzariere. L’accesso ai farmaci è limitato poiché si curano in modo tradizionale”. Sebbene curarsi con metodi naturali possa essere stato sufficiente in passato, non è più possibile a causa della contaminazione e del contatto con altre popolazioni portatrici di malattie sconosciute ai pigmei.
Sono le “nuove”malattie a spaventare i pigmei, proprio per questo hanno accettato nuove cure. Ai margini della foresta tropicale della Repubblica Centrafricana, il villaggio di Sakoungou, nella regione di Lobaye, ospita da quasi un anno una clinica allestita da Senitizo, una piccola Ong americana specializzata nell’accesso alle cure. Lontano dall’abbandonare i loro riti ancestrali, gli Aka, popolo nomade pigmeo delle foreste del sud-ovest della Repubblica Centrafricana e del nord della Repubblica democratica del Congo, sempre più di frequente vanno alla clinica della Ong per curarsi in maniera gratuita, perché colpiti da virus o batteri arrivati da un mondo più moderno, che con i loro rimedi naturali non riescono a combattere.