“Andate a votare!”. Giorgia Meloni, di fronte alla diserzione delle urne in Lombardia e Lazio, ossia nelle due regioni più popolate d’Italia, ordina alle truppe di recarsi gioiose ai seggi. Perché una prima giornata di voto con meno di un terzo degli elettori che hanno compiuto una scelta, è davvero imbarazzante. Perché è vero che vince comunque chi prende un voto in più, a prescindere dall’affluenza, ma è anche vero che, con una maggioranza netta di astensionisti, nessun partito può più essere sicuro di avere un consenso sufficiente a conservare le poltrone al giro successivo.
E la disaffezione è ancora più evidente se si considera che si tratta di elezioni regionali, dunque quelle che influiscono maggiormente sulla vita quotidiana.
D’altronde quali ragioni di entusiasmo potrebbero avere i sudditi? Scegliere a sinistra per partiti atlantisti, impegnati a proporre nuove tasse, maggior impoverimento per destinare le risorse a Zelensky, grandi iniziative soltanto per tutelare sessualità fluide e per favorire l’immigrazione? Oppure puntare sulla destra con partiti atlantisti che negano le nuove tasse che introducono (ma per compiacere Bruxelles, non per scelta autonoma, sia chiaro..), maggior impoverimento per destinare le risorse a Zelensky e far felice Crosetto, battaglie televisive solo contro le pagliacciate in ambito sessuale di Sanremo. Con l’aggiunta dell’offensiva per imporre salari sempre più bassi.
Davvero una scelta entusiasmante. Che si estende anche ai calendiani/renziani, immancabilmente atlantisti etc etc. Quanto agli ex grillini diventati contiani, hanno la visione di un mondo che, restando a trastullarsi sul divano in attesa delle mance con denaro pubblico, può dedicarsi all’onanismo (poco) intellettuale a proposito di nuove forme di sessualità e di immigrazione.
Già, ma alle regionali bisognerebbe anche puntare sui singoli candidati, non solo sui programmi fotocopia. Ma tolti coloro che aspirano a presiedere Lombardia e Lazio, chi li conosce i candidati inseriti nelle liste? Quando mai, prima della campagna elettorale, si sono fatti conoscere dai sudditi a cui chiedono il voto?
Le segreterie dei partiti scelgono e poi pretendono che il popolo di pecore corra festoso ai seggi per confermare le imposizioni calate dall’alto per ragioni quasi sempre oscure. E quando non sono oscure è pure peggio.
Stasera i commenti ufficiali riporteranno le immancabili domande retoriche su come colmare la distanza tra politici e cittadini. E da domani tutto tornerà come prima, con i vincitori a litigare per spartirsi poltrone e strapuntini. E con gli sconfitti che si interrogheranno sul modo migliore per far arrivare altri immigrati da sfruttare o su quante lettere aggiungere alla sigla lgbtqia+. Perché sono questi i veri problemi dell’Italia, oltre al dubbio se invitare Zelensky a premiare la squadra che vincerà lo scudetto o aspettare per fargli inaugurare i giochi olimpici invernali di Milano/Cortina.