Domani e lunedì si vota per le regionali in Lombardia e Lazio. Cioè nelle due regioni più popolate, una delle quali (la Lombardia) anche la più ricca d’Italia. Un voto il cui esisto avrà immancabilmente effetto sulla politica nazionale. Eppure se ne parla pochissimo. Certo, c’è Sanremo che oscura tutto e tutti. E poi c’è il terremoto in Turchia e Siria. E ci sono le bizze di Meloni per il mancato invito alla cena di Macron e Scholz in quanto rappresentante degli Usa. Si arriva persino a dedicare spazio alle foibe su tv e quotidiani, pur di evitare di occuparsi delle regionali.
D’altronde l’esito appare scontato e la gauche in redazione non vuole certo enfatizzare la nuova sconfitta. Perché scegliere candidati un po’ meno peggio sembrava brutto. Ed allora via libera a Daniela Garnero, in arte Santanchè, che governerà la Lombardia attraverso il proconsole Fontana circondato dalla squadra di “zia Daniela”, tanto cara alla bimba di casa Meloni. Mica si può pensare di affidare la regione più ricca d’Italia al compagno Majorino che ha radunato piddini e grillini? O all’ondivaga Moratti voluta da Calenda? Via libera, allora, al Fontana commissariato da zia Daniela.
E via libera anche al candidato del centrodestra, Francesco Rocca, in Lazio, nonostante una campagna elettorale non proprio brillante. Però lo sfidante principale, Alessio D’Amato (sostenuto da piddini e calendiani/renziani) , non appare all’altezza della situazione. E neppure Donatella Bianchi, scelta dai pentapoltronati.
Perché mai, allora, i compagni in redazione dovrebbero occuparsi di una realtà così triste? In nome del pluralismo si possono solo descrivere le gaffe della destra fluida di governo, che fornisce ampio materiale. Scorretto, invece, infierire sulla gauche alle prese con le domande esistenziali: “chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”? Le risposte sono anche facili, ma i chierici di regime preferiscono glissare. E si augurano che Fontana/Santanchè e Rocca possano offrire in continuazione spunti per essere attaccati senza soluzione di continuità. Già si affilano le armi in attesa che zia Daniela fornisca i nomi degli assessori lombardi. Mentre il povero Fontana si godrà il breve attimo della vittoria, per poi accorgersi di non contare assolutamente nulla.