Ha un volto dai piani facciali larghi. Gli occhi neri e profondi. La barba folta e brizzolata.
Veste in modo, volutamente, trasandato. La camicia slacciata sul collo. Ma gli abiti, di ottima fattura, lasciano trasparire una certa eleganza bohemienne. Ho già visto questo viso. In una vecchia foto bianco e nero.
“Buonasera Michail Alexandrovič. A cosa debbo l’onore?”
Gli occhi si contraggono in una specie di sorriso. Lasciando intravedere una qualche origine mongolica.
“Oh, passavo di qua… torno spesso in Italia. È una terra di cui ho ricordi felici. Di Napoli, soprattutto. Vi ho trascorso gli anni più belli della mia vita. Un clima…incantevole. E il cibo – sospira, con aria compiaciuta, come se assaporasse qualcosa – e ti ho visto sveglio. Nel culmine della notte. L’ora di noi fantasmi. E mi sono detto: perché no? Fermiamoci a fare due chiacchere. Ho sempre amato la buona conversazione…”
Già…ma perché proprio con me? Devi avere ancora ammiratori e seguaci da queste parti. E qualcuno sarà pure sveglio…
Si stringe nelle spalle.
“Seguaci…forse. Anche se quelli che, oggi, si proclamano anarchici, in genere mai hanno letto una riga dei miei scritti… E se lo hanno fatto, nulla hanno capito. E poi…sai che noia parlare con qualcuno che pensa, o vorrebbe pensare, esattamente come te… Non c’è sugo. Inoltre lo so che, sotto sotto, ti sono sempre stato simpatico…”
Beh, tutto potrei dire di me stesso, meno che di essere un anarchico. Anzi…
“Ma la mia Anarchia non è una dottrina. Una ideologia. Una gabbia di ferro. Quelle cose lasciamole a Karl, il vecchio barbone di Treviri. Che era un borghese, tedesco ed ebreo. E quindi voleva ridurre tutto nei suoi schemi logici. Derivati da Hegel…”
Ma anche tu hai iniziato da Hegel…
“Certo. E da chi dovevo iniziare, di grazia? È Hegel che ha insegnato a pensare la nostra modernità. Il mondo in cui ancora tu vivi. Solo che io lo ho capito molto meglio di Marx e del suo amico Engels…forse perché sono russo. E perché sono nato a contatto con la terra. E i contadini…”
Sei un principe, però…
“E questo che significa? Solo che la Natura mi ha voluto mettere in una certa condizione. Che mi ha permesso di capire il rapporto dell’uomo con la terra. Il suo posto nella vita cosmica. Spingendomi ad amare, al di sopra di tutto, la libertà. La libertà da ogni costrizione. Non quella, vergognosa, parodia che viene chiamata democrazia…”
Ma la libertà ha bisogno di regole. Di leggi che ne sanciscano portata e limiti…
Scuote, vigoresamente, il capo.
“No! Leggi e regole sono astrazioni. Con cui i pochi, i capitalisti, le classi egemoni, ingannano ed opprimono il popolo. Non vi è, non vi deve essere altra norma che quella di Natura. Che è spontanea, semplice. Insita in ogni uomo… Pensaci. Regole e leggi possono venire stravolte, manipolate. Rovesciate, in base all’interesse di chi comanda. La Natura no.
Lo puoi constatare ogni giorno, nel tuo mondo. Ciò che prima era proibito, vergognoso, immorale, ora non solo è lecito, ma diviene la nuova normalità. Basta cambiare una leggina… E avere un figlio per via del rapporto con una donna, che ami, che ti piace, diventa qualcosa di riprovevole… un atto illegale. Mentre risponde alla legge di natura. Al nostro istinto sano, se preferisci… Non ti fa pensare che io avessi ragione? Che il problema sia lo Stato autoritario, sempre uguale comunque si mascheri. Che decide in astratto come devi lavorare amare, vivere..?”
Mi metto a ridere.
Ma lo sai che oggi passeresti per un bel reazionario? Anzi, quasi un fascista…
Ride di gusto anche lui…
“Beh, tutto sommato sarei in buona compagnia… Almeno con il vecchio Richard (Wagner). Abbiamo fatto un bel casino a Dresda, insieme. Ci siamo divertiti. Molto. Anche se poi ho rischiato di finire fucilato…”
La violenza ti è sempre piaciuta…
Sbuffa
“Io non sono ipocrita. Come i, cosiddetti, socialisti scientifici. Se una rivoluzione deve partire dal basso, la violenza si rende necessaria. Anche perché chi detiene il potere la usa e ne abusa. Che vorresti? Controbattere ai cannoni con i mazzi di margherite? Il potere è violenza. Comunque si camuffi. Per questo io non ho mai delineato un modello di Stato utopico. Come, invece, ha fatto Marx. Perché sarebbe diventato un altro mostro che schiaccia gli uomini. Peggiore delle vecchie monarchie. In fondo, lo Zar mi ha graziato. Con un atto paternalistico. I Soviet non avrebbero avuto pietà” scuote la testa
“No. Lo Stato perfetto non esiste. E più lo si persegue, peggio è per gli uomini. Quelli veri, di carne e sangue. Non le astrazioni dei teorici. E quando si pretende di fare governare gli uomini dalla Scienza, e dai suoi, autoproclamati, sacerdoti, si giunge all’inferno. Si riduce un popolo ad un livello inferiore a quello di un gregge di pecore. Subumano. Nessuno deve avere il potere di decidere la vita, la salute degli altri. Nessuno ha questa investitura…”
Ma gli uomini non sono tutti uguali, Michail Alexandrovič…
“È vero…ma non per questo devono avere diritti diversi. La Natura ci dà gli stessi diritti di vivere. È la società che, in astratto, ci costringe in classi e schemi.
Per questo non devono esserci organizzazioni verticistiche. Autoritarie. Solo forme di collaborazione libera. Dal basso. Dove tutti contribuiscono in base alle loro capacità. Che vengono, così, pienamente espresse. Ma non sfruttate…”
Si alza pesantemente dalla poltrona.
“A Marx piacevano le grandi fabbriche. L’organizzazione del lavoro metodica. Meccanica. Io ho sempre preferito la campagna. I contadini. Una economia che si fonda sul rapporto con la Natura. Dove il denaro, sterco del demonio, neppure serve… Che vuoi farci? Sono un vecchio sognatore. Ma se avessero vinto le mie idee, tu, oggi, vivresti meglio. Più sereno. Più felice…”
Sorride.
“Ora devo andare… Non è più l’ora dei fantasmi… Ti auguro una buona aurora.”
Anche a te, Michail Alexandrovič. Principe Bakunin…