La dislocazione della Wagner è una esigenza strategica per Mosca, al di là dell’insurrezione di Prighozin. Perché il 30 giugno termina la missione dell’ONU in Mali ed inizia il ritiro di 13mila uomini, da completare entro fine anno. Dunque il contrasto alle milizie terroriste passa all’inefficiente esercito regolare ed alle truppe della Wagner che, però, dispongono nel Paese africano di un contingente poco numeroso. Dunque gli uomini di Prighozin che non accetteranno di passare sotto il controllo di Shojgu potranno trasferirsi in Africa.
Anche perché il Continente Nero è una priorità per la Russia che, in Asia centrale, sta subendo l’offensiva diplomatica di Pechino nei confronti dei Paesi ex sovietici. Ribadire, anche attraverso i mercenari, il proprio ruolo di difensore dei vari governi africani è vitale per Mosca. Anche per garantirsi il sostegno di tutti questi Paesi nei vari consessi internazionali. Oltre che per avere fondamentali mercati di sbocco per le merci russe.
Al di là della rabbia di Putin per l’insurrezione, resta quindi l’interesse per ciò che la Wagner continua a rappresentare in giro per il mondo. Certo, non è l’unica milizia privata a disposizione del Cremlino, ma anche in guerra il marketing è sempre più importante. E a livello di immagine le truppe degli altri signori della guerra sono pressoché inesistenti. Occorrerà tempo per farle conoscere ed apprezzare. Ed il Cremlino, sul fronte della propaganda e del soft power è lontanissimo dalla professionalità e competenza dei tempi sovietici.