La fallimentare guerra in Afghanistan ci è costata meno di quanto costerà ai contribuenti italiani la vergognosa vicenda del Montepaschi di Siena. Fabio Grassi, docente universitario e senior fellow del think tank Il Nodo di Gordio, ricorda che gli italiani hanno già pagato, e molto, per il salvataggio di Mps dopo la disastrosa gestione degli uomini legati al Pd. E chi fu a salvare la banca senese con i nostri soldi? Ma quella brava persona di Padoan, allora ministro dell’economia. Sì, proprio quel Padoan che non aveva idea di quanto costasse un litro di latte ma non aveva problemi a spendere i soldi nostri per evitare gravi guai ai suoi compagni.
Per premio il Pd lo ha fatto eleggere proprio nel collegio di Siena, guarda la coincidenza. Però Padoan ha poi lasciato la Camera perché ha ricevuto una mega offerta da Unicredit. Direttamente alla presidenza. Ed ora Padoan, come presidente Unicredit, tratta l’acquisto proprio di Mps. I casi della vita. Definirlo “acquisto” forse è eccessivo, visto che alla fine sarà lo Stato (cioè tutti noi) a sborsare una montagna di soldi.
Tanto per iniziare, Unicredit pretende che siano i contribuenti a farsi carico di un aumento di capitale e poi di migliaia di dipendenti in esubero. Per garantire a Padoan la massima sicurezza, il ministero ha mandato a trattare un ex collaboratore di Padoan. Facile facile. Sì, magari non è il massimo della trasparenza, ma bisogna pensare al Green Pass, mica ci si può dedicare agli scambi di favore a spese nostre. E poi bisogna garantire l’elezione di Enrico Letta nel voto suppletivo di inizio ottobre. E dove si candida? Ma a Siena, ça va sans dire. Tutto in famiglia, perché i panni sporchi è in famiglia che si lavano.
Quanto ci costerà questo lercio giochetto? Secondo Grassi 10 miliardi solo per questa fase. Ai quali vanno aggiunti i miliardi fatti spendere da Padoan come ministro. Fa abbastanza schifo, ma non ancora sufficiente per ottenere un briciolo di indignazione da parte del giornalismo di regime.