Mara Carfagna lancia ufficialmente la candidatura di Mario Draghi per la presidenza del consiglio. Difficile credere che sia un’uscita estemporanea, personale. Anche perché il sultano di Arcore aggiunge il carico e propone un poco credibile “governo dei migliori”. E chi sarebbe il migliore, in questo frangente, se non Draghi? Un gioco delle parti da cui non si sottrae neppure Salvini, dopo che già Giorgetti aveva suggerito l’idea di un governo di emergenza sostenuto da quasi tutti.

Quasi, perché nella commedia non può mancare la parte del dissidente, affidata a Giorgia Meloni che – dopo aver sostenuto quella roba vergognosa che è stato il governo del grigiocrate Monti – ha scoperto che essere contro è conveniente in termini elettorali. Soprattutto se ci si ritrova ad essere gli unici schierati a difesa di un popolo massacrato dai tecnocrati e dai sedicenti esperti.
Perché è vero che le ultime, e condivisibili, dichiarazioni di Draghi sono in totale contrasto con le dichiarazioni di Draghi come governatore della Banca d’Italia o agli esordi come presidente della Bce. Dunque si potrebbe sperare, e persino credere, in un suo ravvedimento. Però è la “squadra dei migliori” che preoccupa. C’è qualcuno che si sente “peggiore”? Considerando i criteri di scelta di Berlusconi, si può dubitare che si arrivi ai “migliori”. E ci sono anche poche speranze di individuare almeno i “mediocri”.

Ma non si corrono rischi. Perché i media di servizio hanno già cominciato a lanciare nomi per il nuovo governo che assicurano l’arrivo di chi potrà rovinare definitivamente ciò che resta dell’Italia. Manca solo Elsa Fornero e poi c’è di tutto. Da Lamorgese a Severino (ex ministro di Monti, non a caso). E poi Cottarelli, immancabilmente. Come se i tecnici, per definizione, rappresentassero il meglio a prescindere. Dimenticando i disastri provocati proprio dai tecnici che affiancavano Monti.

Qualcuno ricorda la fondamentale strategia europea di Moavero Milanesi? La difesa dall’invasione e la tutela degli italiani messa in atto da Cancellieri e Ricciardi? Il rilancio dell’agricoltura grazie a Catania? Il successo delle politiche ambientali di Clini? Il grande balzo culturale con Ornaghi? Ed il clamoroso boom economico assicurato da Passera con il sostegno di Grilli? No, nessuno lo ricorda perché non è andata così. Non è andato tutto bene con i tecnici che erano convinti di essere i migliori. Tutti i principali Paesi europei hanno recuperato i livelli economici precedenti alla crisi del 2008 e li hanno superati. Tutti tranne l’Italia. E le colpe del grigiocrate Monti sono evidenti. Anche se i media di servizio fingono di non ricordarselo.