L’effetto del coronavirus ha fatto sì che fossero trascurati altri malati. Visite, interventi e cure interrotte a causa della pandemia. Il bilancio appare disastroso: oltre 400 mila interventi rinviati, almeno 11 milioni di visite e accertamenti arretrati da smaltire.
Da una ricerca della Società italiana di Cardiologia emerge una triste verità: la sanità si è concentrata esclusivamente sulla pandemia e i cardiopatici hanno evitato gli ospedali per paura del contagio.
Ciro Indolfi, Ordinario di Cardiologia all’ Università Magna Grecia di Catanzaro, dopo uno studio condotto su 54 ospedali italiani, ha evidenziato che la mortalità per infarto è triplicata rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo gli esperti abbassare la guardia sulle malattie cardiovascolari, responsabili di circa 260 mila decessi ogni anno, e non ripristinare la rete dell’emergenza cardiologica, potrebbe causare più morti che per Covid-19.
Il focalizzarsi della nostra sanità sul Covid-19 e la paura dei pazienti di essere contagiati, vanificherebbe tutti i risultati ottenuti in Italia, con le terapie più innovative per l’infarto e gli sforzi per la prevenzione degli ultimi 20 anni.
È grave che molti pazienti, per timore del contagio, ritardino l’accesso al pronto soccorso e arrivino in ospedale in condizioni sempre più gravi, spesso con complicazioni aritmiche o funzionali, che rendono molto meno efficaci le terapie che hanno dimostrato di essere salvavita, come l’angioplastica primaria.

Nonostante la pandemia abbia colpito maggiormente il nord Italia, la riduzione dei ricoveri per infarto è stata registrata in modo uniforme in tutto il Paese: Nord e Sud 52,1% e 59,3% al Centro.
Appare necessario ricostruire la rete dell’emergenza per tutte le patologie cardiovascolari tempo-dipendenti, ripristinare i letti e gli ambulatori di cardiologia utilizzati in questo periodo per Covid-19 e, soprattutto, non sottovalutare i sintomi, come ad esempio il dolore di tipo costrittivo al petto o difficoltà respiratorie e rivolgersi subito al 118.
Occorrerebbe pensare alla spesa sanitaria piuttosto come un investimento più che un costo. Le decisioni prese dalla politica prima della pandemia non appaiono allineate con questo pensiero. La spesa sanitaria è da sempre concentrata sugli interventi curativi, mentre non si finanzia abbastanza la medicina preventiva. In Italia la spesa sanitaria resta sotto la media. A livello procapite: -1.171 euro rispetto alla Francia e -2.031 euro rispetto alla Germania.
Ciò che è certo è che una sanità veramente efficiente dovrebbe tenere sotto controllo, anche in momenti di pandemia, le gravi patologie per non portare il numero di decessi a cifre realmente catastrofiche. Invece, continuano ad essere chiusi non solo i reparti, ma anche le sale operatorie perché manca il personale sanitario nel suo complesso o deve essere spostato ai nuovi centri Covid 19.