La nostra sezione dedicata all’arte contemporanea si arricchisce di una nuova intervista che ho avuto il piacere di realizzare nei giorni scorsi a Luca LA MARCA.
Nei quadri di Luca possiamo vedere vita, quella dell’artista e quella di tutti noi. Opere che trasudano di tutti gli elementi che hanno caratterizzato la crescita dell’uomo e dell’artista: il colore, l’energia, il coraggio, la determinazione, l’evasione e la voglia di migliorarsi e di non prefissarsi limiti.
Le opere di Luca sono un vortice di vita esattamente come è lui.
Buona lettura.
Quando hai capito che avresti voluto approcciarti al mondo dell’arte?
Da bambino ero molto solitario non ero sportivo e mi sentivo vivo giocando con i colori su grandi fogli di carta. Quelli erano i momenti in cui stavo bene. Dopo la laurea in un momento di “down” ho avuto la fortuna e il tempo di farmi le domande giuste, di scegliere la qualità della mia vita e di vivere da protagonista. La mia fortuna è stata andare controcorrente senza ascoltare i pareri negativi di nessuno perché in testa avevo una visione.
Quando hai detto: “sono diventato un artista e questo è e sarà il mio lavoro!”
Dopo la laurea tra cantieri, lavoretti precari e infine un lavoro in ufficio in giacca e cravatta, dentro di me viveva un sogno perenne: a 30 anni smetterò di lavorare! Incredibile dirlo: mi ero licenziato da due lavori e a 30 anni riuscivo a vivere solo di arte. Dal 2016 grazie al mio nuovo metodo ho iniziato ad avere grandissimi risultati. Credo che tutto questo sia accaduto grazie a: coraggio, entusiasmo, intuizione, disciplina, creatività e cuore!
Come si può far conciliare l’arte con il guadagno soprattutto in un periodo di inizio dell’attività?
La carriera artistica era un piano B. Quando prendi dei percorsi diciamo stravaganti in totale autonomia e non hai fondi, è giusto sempre analizzare poi pianificare. Non mi piaceva affidarmi al caso. Il fatto di non avere al momento i soldi non era un problema così esagerato perché la mia creatività e la mia intuizione mi hanno assistito sempre; “quando in testa hai un’idea, l’idea attira le persone e le persone portano capitali.” Mi avevano sempre detto e fatto capire che fare l’artista sarebbe stato quasi un fallimento o solo un hobby. Dopo la laurea non avevo la possibilità di trovare nessuna azienda e la mia autostima era sotto i piedi. Ad un certo punto avevo cercato di fare esperimenti pittorici perché dietro a quei colori vedevo una strada. Infatti dipingevo strade, tantissime strade. Quando erano arrivati i primi guadagni non facevo mai il passo più lungo della gamba e quel poco che guadagnavo lo riuscivo a risparmiare e una parte piccola parte invece la investivo sempre per esperimenti.
Perché, dopo aver fatto studi diversi rispetto alla “canonica” accademia, hai deciso di intraprendere la carriera dell’artista?
Ricordo che lavoravo come cameriere nel 2009 in un piccolo ristorante sul lago di Varese. Ricordo che eravamo tutti laureati in sala quindi ognuno di noi era in una fase transitoria. Ricordo che in quei mesi era nata la voglia di provare a dipingere. Avevo scelto gli acrilici e scarti di legno perché le riserve erano contate però l’aver avuto “poco” ed essere stato ambizioso sono state la mia forza.
È stato bellissimo perché sentivo che mi stavo trasformando e sintonizzando sempre più con la mia strada. Il cervello per la prima volta ha dovuto innescare un processo di sopravvivenza, adattamento quindi evoluzione! Sembrava che accadessero delle magie.
Cosa significa fare arte? Ci racconti i tuoi inizi…
Per cercare di avere più visibilità possibile dovevo entrare in situazioni dove ci potessero essere presenti tanti fotografi e ho pensato che se avessi dipinto in un posto che mi piaceva potevo sprigionare e attirare qualcosa di buono. Mi ero inventato la mansione di artista vestito elegante che dipinge dal vivo durante eventi in discoteca. Facendo un’analisi di mercato della notte avevo pensato che c’erano tanti professionisti che lavorano in tanti eventi esclusivi, con fotografi di altissimo livello ma un artista che potesse dipingere non l’avevo mai visto, allora mi ero inventato quel lavoro. Per attirare l’attenzione usavo cambi di abito, maschere veneziane, candele e teli come scenografia e delle volte davo fuoco al quadro!
Ci sono stati fatti specifici nella tua vita che hanno influenzato il tuo progetto artistico
Ci sono stati fatti che mi hanno frenato e ispirato. Questa domanda la vedo come una moneta che ha due facce: croce la negativa e testa la positiva.
Quando hai un’idea la gente può capitare che non creda e possa anche demotivarti. Se loro non ci credevano poco importava io dovevo farlo.
Le persone sbagliate influenzano i progetti e li portano a sprofondare piano piano quindi è sempre meglio fare attenzione a chi si sceglie al proprio fianco quando si è liberi professionisti e soprattutto artisti! In quel periodo avevo le ragazze sbagliate e questo non aiutava per nulla.
Nel 2009 Dario Ballantini dipingeva dal vivo durante una sua mostra a Milano. In quel momento vedere la reazione del pubblico che commentava e fotografava mi aveva ispirato a come partire per arrivare prima alla gente e alla mia meta.
Che consigli daresti a chi vuole iniziare questa “carriera”?
I consigli sono frutto dell’esperienza mia o di chi mi è stato accanto ed essere di poche parole è difficile. Come prima cosa consiglio di fare assolutamente attenzione a persone che parlano tanto, che amano ascoltarsi e promettono troppo senza conoscerti. Quelle sono persone solitamente nocive perché riconoscono l’inesperienza e vogliono approfittare del bisogno di artista per arrivare ad altri scopi che non sono artistici. In secondo luogo consiglio di nutrire sempre poche speranze e aspettative su un personaggio o progetto. Creare all’inizio tante azioni aiuta a diversificare l’aspettativa e aumentare il numero dei contatti. Ci vuole lucidità, pazienza e intuizione.
Che messaggio vuoi trasmettere al pubblico?
Il messaggio che voglio trasmettere è sicuramente positivo. Io lavoro con i ricordi le passioni i viaggi l’amore delle persone.
Chi è il Tuo pubblico, a chi Ti rivolgi?
Il mio pubblico è la gente che ama il colore e in qualche modo vuole stupire chi hanno a cuore con un’opera personalizzata. Da quasi dieci anni ho scoperto un nuovo pubblico che continua ad aumentare di mese in mese: le aziende. In pratica svolgo un servizio e qui spiego il motivo per il quale le aziende hanno continuamente bisogno di questo tipo di arte:
Situazioni in cui vogliono svelare su una tela un messaggio o una storia da inserire nel proprio studio o copertina di un magazine
Live painting come arma di marketing durante una fiera
Il team building.
“L’arte deve comunicare per forza qualcosa”, questo concetto è imposto da una grande parte della critica artistica, ma ciò è per forza così? L’arte non può essere libertà di pensiero e di immaginazione e di immedesimazione?
Penso che oggi, in questo periodo storico, l’arte è libertà di pensiero in base al posto dove vivi. L’arte figurativa e astratta crea in me una forte immedesimazione e immaginazione. L’arte concettuale prende tanto piede soprattutto nelle gallerie ma è quella che mi piace meno perché non mi regala nessuna emozione e curiosità.
Definisci in una parola la tua arte.
Energia.
Il “sistema artistico” (gallerie/musei/curatori) è un limite e una gabbia all’arte vera? Cosa pensi del SISTEMA che ruota e regolamenta, purtroppo molto spesso, il successo o la sconfitta di un artista?
Io penso che diventi un artista quando in qualche modo lo riconosce il mercato altrimenti rimani un “pittore”. In questi anni sto lavorando in maniera armoniosa da solo quindi per il momento non sento il bisogno di una galleria d’arte che mi assista. Con le gallerie d’arte non collaboro e per quelle volte che ci ho avuto a che fare non ho affatto un bel ricordo. Credo però che ci siano tantissime gallerie d’arte che lavorano molto bene con tanti artisti e li portano a livelli altissimi in giro per il mondo. Bisogna avere la fortuna e la bravura di ingolosirli!
Molto spesso siamo di fronte ad elaborati di basso livello tecnico e che spesse volte riproducono idee vincenti di altri, questo solo per soddisfare l’aspetto economico / commerciale, cosa ne pensi?
Io parlo della mia esperienza. Io creo due tipi di arte: una commerciale e una di pancia.
Quando decidi di essere artista hai anche una responsabilità. È un po’ come essere ricchi. La ricchezza richiede responsabilità e la responsabilità è il peso della grandezza. Quando sei artista hai l’attenzione quindi la critica e hai dei messaggi a volte importanti da dare e se sbagli puoi bruciarti. Quindi quando faccio un’arte commerciale, lo dico. Evito quindi di cucire discorsi poetici. Dico semplicemente “questa è la mia tecnica non una mia opera…perché certe opere difficile che le vendo”. Recentemente ho provato una bella sensazione nel finire un quadro che desideravo fare da tempo. Era splendido perché mi ero affezionato e per staccarmene nel migliore dei modi avevo aspettato il tramonto e messo un sottofondo musicale. Questo è il bello di creare arte non commerciale. Provare emozioni!
Cosa pensi degli NFT? Sei pro o contro?
Sono pro. Non li ho ancora fatti ma li farò. Anzi devo farli. Questo a quanto pare è il presente e io sono indietro su questo argomento. La mia mole di lavoro e la scarsa passione mi portano ad aggiornarmi lentamente a questo processo. Sinceramente faccio un po’ fatica a entrare in sintonia con certi temi per me ancora lontani ma mi rendo conto che le persone sono sempre più competitive e veloci in questo mondo e se vuoi rimanere con un certo ritmo c’è bisogno anche di aggiornarsi.
Quali sono gli elementi tecnici essenziali della tua arte? Ossia qual è il tuo segno distintivo?
In pratica io lavoro su commissione e la maggior parte delle volte quando devo trovare delle belle sensazioni, le cerco nella cucina e nella musica. Sono dell’idea che l’ispirazione non arriva ma la si va a prendere!
Io creo un’arte a tema con una tecnica mista composta da colori acrilici, collage, sassi, intonaco, plastica, ferro, legno…. qualsiasi tipo di materiale. Ho un’altra tecnica puramente pittorica, è una Street Art senza collage pieni di dinamicità e tanto colore. Infine in questi ultimi anni mi sono appassionato ai muri antichi quindi ho deciso in qualche modo di riprodurli con una tecnica che si chiama Shabby Chic.
C’è un pittore che più di tutti Ti ha influenzato?
Posso dire che ho un debole per le opere di Mimmo Rotella e De Chirico
Il progetto artistico più ambizioso a cui aspiri?
Lavorare per società pubblicitarie. Alcuni artisti in qualche modo hanno una responsabilità o missione e comunicare attraverso certi canali pubblicitari attraverso le aziende è una cosa che mi diverte.
Prossimi eventi o esposizioni?
Per i prossimi mesi ho da dipingere dal vivo durante matrimoni, cene di beneficenza ed eventi aziendali.
In questo momento ho appena finito un quadro per un torneo internazionale di cavalli che avviene ogni anno a settembre in Svizzera pubblicizzato dalla LONGINES. In pratica il mio dipinto sarà fotografato è utilizzato per i manifesti e la copertina del magazine di questo grande evento che si chiama LONGINES CSI ASCONA.
Posso chiederti se sei soddisfatto della Tua carriera?
Devo ammettere che certe cose sono andate oltre i miei sogni…oltre la mia ambizione! Per questo ogni giorno mi sveglio felice e ringrazio perché tutto questo è diventato un miracolo! La creatività e il coraggio di realizzare un qualcosa a mia immagine, sono state fondamentali come l’aria e mi hanno dato una nuova vita. Per questo motivo, provo gioia e gratitudine nel “lavoro” che ho scelto, perché fa parte di una di quelle cose Importanti della mia vita…come l’amore.