La drôle de guerre in Ucraina comporta anche il fatto che i carri armati ed i blindati consegnati da Europa e Stati Uniti a Kiev vadano in battaglia, contro i russi, grazie al carburante russo acquistato grazie alle triangolazioni di vari Paesi europei. Compresa l’Ungheria che vieta la vendita di armi a Zelensky, ma non del carburante per far funzionare i Leopard e i blindati.
Ovviamente Mosca è perfettamente consapevole della situazione, ma finanzia la sua guerra anche in questo modo. D’altronde l’Italia, nel 1939, vendeva ancora armi ai Paesi in guerra contro la Germania.
Allo stesso modo tutti gli atlantisti fingono di non vedere le esportazioni di greggio russo verso molti Paesi asiatici grazie a carrette del mare di cui non è chiara nemmeno la reale proprietà. Perché in fondo va bene così a tutti. India e Cina acquistano petrolio e gas a prezzi di favore e diventano sempre più competitive nei confronti di un’Europa stritolata dall’abbraccio mortale degli USA. Va bene a Nuova Delhi, va bene a Washington, va bene a Pechino.
In realtà sono proprio gli asiatici a preoccuparsi per l’impoverimento europeo. Perché rischiano di perdere un mercato per le loro merci. Mentre gli Usa festeggiano perché si elimina un concorrente industriale.
Quanto alla Russia, diventa sempre meno europea e più asiatica. Il Paese più grande del mondo ma scarsamente popolato, confinante con il secondo Paese più popolato del mondo. Il futuro, grazie alle sanzioni atlantiste, pare essere già delineato. Con tutti i rischi che comporta. Ed anche la gioia atlantista, perché a San Pietroburgo sono arrivati meno capi di stato africani rispetto al passato, è fuori luogo. Mosca conta meno in Africa perché Pechino conta di più. E conta di più anche in Asia centrale. Nelle ex repubbliche sovietiche. Con le quali crescono scambi commerciali e progetti strategici.
Ma di fronte a questi cambiamenti, l’Italia aspetta ordini da RimbamBiden per sapere quale “postura” (Meloni dixit) adottare. E il termine scelto, postura, non fa pensare proprio bene..