È l’ultima sera di quiete. Ed è stato l’ultimo giorno di (relativa) libertà. Ho portato mio figlio al parco giochi. I tappeti elastici, il salto dalla torre… cose così, niente di stratosferico. Era affollato, come di rado mi è accaduto, in questi anni, di vederlo. Evidentemente molti genitori hanno avuto la mia stessa idea. Un ultimo sfogo… poi, domani…

“Domani siamo di nuovo chiusi” mi dice la ragazza che gestisce i tappeti elastici ” Zona Rossa. Sino a dopo Pasqua” è alta, sportiva. Bella. Ma gli occhi sono lucidi, e la voce rotta. Quasi flebile.
Il fratello, un pezzo di marcantonio sempre allegro, gestisce il bar del parco. Prendo un caffè. Mio figlio ciambella, patatine, aranciata… a pranzo non mangerà di sicuro… Ma chisse…
“Io resto aperto comunque” mi dice da dietro il bancone mentre sto pagando.
“Solo per l’asporto… Ma…” e apre le braccia con aria desolata.
Già… Ma… Come faranno a vivere. Sono una famiglia di giostrai… probabilmente con remote, ma non dimenticate, radici sinti. Su quel parco ci campano tutti. Tre generazioni. E in più danno lavoro a sei indiani… da domani disoccupati.
Ci saranno i Ristori, dice qualcuno dai Palazzi della politica. Anche se, ora, non li chiamano più così. È mutato il linguaggio. Lo stile della comunicazioni. E in parte, solo in parte, sono mutate le facce… Ma resta la domanda: come faranno a vivere quei giostrai? E quegli indiani che nel parco lavorano?
Già… Hanno la colpa di essere immigrati regolari. Che lavorano. Onestamente e per poco. Per loro non ci sono tutele, prebende… loro non servono per interessi loschi e polemiche di bottega. Eppure stamattina ancora sorridono. E sono gentili.

Nel pomeriggio, mio figlio è sceso in cortile con un amico. Quattro calci al pallone, tanto per sgranchirsi. Li guardavo dal balcone. Non avevano neppure iniziato che dal palazzo di fronte, più di cento metri, si è affacciato un vecchio. In pigiama e con la mascherina .. Erano le 16,30. Li guardava con odio. Ma non osava dire nulla, per ora. Domani… Domani sarà il suo giorno. Domani potrà, come un anno fa, denunciare ai carabinieri. Ai vigili. Forse anche sull’apposito sito per delatori che, probabilmente, la zelante sindaco di Roma ripristinerà…
Non riesco più neppure ad arrabbiarmi. Forse non è ancora il momento giusto. Verrà la collera. E verranno i giorni dell’ira… Mi viene soltanto in mente la frase di un condottiero romano, non ricordo il nome, che, cadendo in battaglia disse :”Un popolo che sacrifica i giovani per la sicurezza dei vecchi, è destinato a morire.”
Ma quelli erano i Romani. Quelli veri. Che conquistarono il mondo. Non questa… accozzaglia…. E poi i vecchi, come questo, si illudono solo che queste restrizioni, questa prigionia imposta ad un intero popolo, la perdita di tutti le libertà sia per salvare le loro preziose vite… Trascorrono i giorni davanti alla televisione e si bevono ogni cosa…
Comunque, si vedono già i segnali… Il peggio della natura degli italiani sta, nuovamente, riemergendo con prepotenza. L’arroganza miserevole di chi non ha ragioni per vivere, e vive nel terrore di morire.
Speriamo soltanto che, questa volta, ci vengano risparmiati quegli indecorosi flash mob. Che non vi siano idioti che cantano dal balcone Azzurro o, peggio ancora, l’inno di Mameli. Che si rivolterà nella tomba. Perché lui credeva che per la libertà si dovesse esser pronti a sacrificare la vita. Mentre oggi chi lo canta è pronto a sacrificare ogni libertà per una mera, e squallida, parvenza d’esistenza…
Comunque, in molti dicono d’aver comprato fionde. Al primo accenno di canterini, al primo striscione arcobaleno Andrà Tutto Bene…

Il sole tramonta. Alle dieci, scenderà il coprifuoco. O meglio, l’indegna parodia del coprifuoco. Sarà il silenzio. Un lungo silenzio nelle strade deserte. Nelle aule vuote. Nei parchi chiusi…un silenzio privo di quiete.
Non resta che…. attendere.