È quasi finita. Ultimo giorno degli orali. Un caldo infernale. L’aria ferma, soffocante. Malsana. Anche perché l’edificio della scuola – un casermone a sei piani, tutto in cemento armato – dà il suo, meritorio, contributo per rendere queste ore di inizio luglio invivibili. Ad Alcatraz, probabilmente, si respirava meglio. Almeno era fronte mare…
Comunque, più di un collega continua a portare, stoicamente, la mascherina. E così anche alcuni studenti. Speranza ne resterebbe commosso e confortato…
A me rende solo più insopportabile l’atmosfera, già di per sé pesante e plumbea, in cui questi esami vanno svolgendosi.
Ascolto gli studenti che espongono le loro “riflessioni” a partire da un tema scelto dalla commissione. Operando, come recita la O. M. (sacro testo) opportuni collegamenti interdisciplinari. Ovvero, recitando l’Infinito mentre fanno flessioni sulle braccia. Letteratura italiana +Educazione Fisica…
Il paradosso non è, poi, così lontano dalla realtà. Anzi…negli anni, soprattutto nell’ultimo decennio, ho sentito, e visto, fare ben di peggio.
Intanto, una candidata, in verità alquanto graziosa nonostante la mascherina, partendo dal tema La Memoria, si mette a parlare del Nazismo.
E te pareva…oramai questa è l’unica memoria storica ammessa.
Comunque, con notevole sicumera, afferma che il Nazismo è nato in Italia. Nel 1914. Ad opera di Mussolini che, proprio in quell’anno, scatenò la Guerra Mondiale.
Le faccio, garbatamente, notare che sta dicendo un cumulo di sciocchezze. E mi becco gli sguardi di rimprovero di una collega. Sto mettendo in difficoltà la ragazza. E poi io insegno italiano e latino. Con che diritto intervengo su storia?
E la leggiadra fanciulla, al contempo, mi rimbecca che è solo questione di opinioni. E che lei ha diritto alle sue.
Risultato. Promossa. E neppure con il minimo dei voti. Diploma di maturità scientifica. Non da sarta. E mi scuso con le sarte….andrà all’università.
D’altronde perché stupirmi? O, peggio, inquietarmi? Questo è il paese il cui Ministro degli Esteri ha dichiarato in conferenza stampa, che la Russia è un paese mediterraneo… E dove i ministri della, cosiddetta, Pubblica Istruzione ritengono fondamentale che gli insegnanti sappiano lavorare in cloud….ovvero su una nuvola. Non che conoscano la materia che dovrebbero insegnare…
Mi balocco con la fantasia di raccogliere, prima o poi, tutte le topiche, le assurdità di quaranta anni di esami.
Si va da quella semplice
“D’Annunzio era un famoso estetista”
Ah sì? E dove aveva il suo salone?
Si stringe nelle spalle.
” Boh… credo fosse a Roma prof.. ”
Oppure, la più scontata di tutte.
Avanti, vuoi dirmi in sintesi perché la visione della vita di Leopardi è così tragica?
Sorriso felice. Significa: questa la so.
“Beh, Prof, con quella gobba che c’aveva, mica poteva essere tanto allegro…”
Ricordo che votai, comunque, per promuoverlo. Con parole certo più forbite, ma, in fin dei conti Croce dice più o meno lo stesso del poeta di Recanati…
Poi ci sono le risposte ucroniche. Ovvero perfette. Ma in una realtà alternativa.
Esempio.
“Verga era un grande poeta..”
Veramente romanziere. Non ha mai scritto un verso in vita sua.
“Beh prof…ma avrebbe potuto farlo…”
Indiscutibile.
Oppure…
Dimmi su cosa si incentra l’Alcyone dannunziano.
Momento di visibile imbarazzo. Il ragazzo mi guarda
“Beh prof…Non so se posso dirlo…”
Perché? Non hai studiato?
“No prof…. lo so. Ma qui ci sono delle signore. E D’Annunzio era uno fissato con…”
Riesco a fermarlo prima del disastro.
Altri episodi divertenti. Un ragazzino timido. Introverso. Mai dato segni, in tre anni, di particolari predilezioni. Però mi sorprende. Porta, senza aver detto nulla prima, una tesina sul concetto di Lebensraum. Lo spazio vitale. Esposizione fluida. Sicura.
Ad un certo punto, però, il commissario di Storia lo ferma. Perplesso.
“Scusami. Non ho capito una cosa. Ma tu di Hitler, cosa pensi?”
Lo sguardo si accende di passione.
“Beh, ha fatto certo degli errori… Ma, secondo me, era un genio!”
Tutta la commissione si gira verso di me.
Non glielo ho detto io. Sussurro…
Frammenti. Di quaranta, o quasi, anni di esami. Volti, nomi, parole… Che mi sommergono come onde, e diventano presente. In questa calda mattinata romana.
E finalmente arriva l’ultima.
Brava. Elegante, sobria e bella. Parla con scioltezza, passando da una materia all’altra. Con me, della visione del vuoto in Pirandello. E della favola di Amore e Psiche in Apuleio. Dovremmo darle 130 e tripla lode, se paragonata alle altre.
Finito. Breve pausa per fumare una sigaretta. Esco in cortile. L’ultima esaminata mi viene incontro. Mi abbraccia.
“Grazie di tutto prof. Non mi dimenticherò mai di lei.”
Neppure io. Sono felice che tu sia stata il mio ultimo esame