In Questura per il ritiro del passaporto.
Mi aspettavo una cosa veloce, visto che l’appuntamento per la richiesta di rilascio risale a Natale, due ore le ho passate l’8 maggio ed oggi, il 26, dovrebbe essere tutto pronto.
Si prospettano invece altre due circa, visto il consistente numero di persone che attende il suo turno.
Mi siedo paziente e osservo.
In fondo è il mio passatempo preferito visto che non ho mai il tempo di farlo.
Stare seduti ad osservare è una scuola senza stress e senza voti. Se poi si sta seduti è un privilegio assoluto. E non ci sono nemmeno i prof.
Il funzionario attira la mia attenzione.
Da lontano non sento quello che dice, ma interpretando il labiale capisco che ha una parola simpatica per ognuno che si siede davanti a lui a firmare la documentazione, pur essendo rapidissimo nelle sue operazioni.
Chi si alza per uscire col nuovo passaporto in mano ha, in più, nel volto un sorriso.
Quando arriva il mio turno mi dice:
“Se devo dire Lei è molto meglio nella realtà che in foto!”
“Guardi” gli rispondo “vengo malissimo nelle foto (lui non lo può sapere, ma è solo mia figlia che sa farmi delle foto che mi rendono giustizia, ma lei è un’artista).
“Nelle foto del passaporto anche peggio” continuo “non la voglio nemmeno vedere!”
“Non importa, Lei compensa con la realtà” mi risponde.
E io me ne riparto con il mio passaporto ed in più il sorriso.
Ed un piccolo pensiero.
Le macchine non potranno mai sostituire la dolcezza di una umanità che ha la dote di sapersi relazionare con ogni persona, chiunque essa sia.
Sarebbe ora di valorizzarla questa grande meravigliosa risorsa invece di tentare di sopprimerla.
Una visione ampia e lungimirante sulle reali esigenze del “progresso” non può prescindere dalla valorizzazione dell’umanità.
O non prestarle attenzione.
E’ questo piccolo gesto che ha reso la mia giornata migliore.
Mi ricorda le persone che lavorano con me e che con il loro modo di comportarsi col pubblico fanno la differenza.
E ce ne sono.
Mi ricorda l’effetto benefico della riconoscenza che solo la gentilezza e la disponibilità sanno provocare.
Mi ricorda una film che ho visto da poco “Lei”(Her), del 2013, in cui l’illusione del benessere provocato dall’intelligenza artificiale si dimostra assolutamente seducente, ma alla fine ribadisce l’insostituibilità dell’ingrediente umano nella sua realtà.
Se non l’avete visto e vi capita ve lo consiglio.
Parla di Theodore, uno scrittore single amante della tecnologia avanzata, il cui ultimo passatempo è una intelligenza artificiale che risponde in maniera perfetta all’indole e alle abitudini dell’umano che la utilizza.
Si chiama Samantha.
“Samantha ma con quante persone parli mentre parli con me?” “E di quanti di questi sei innamorata?”
“641. Ma questo non danneggia l’amore che provo per te.”
Quale il passaporto per il futuro?