Franceschini alla Cultura, Lamorgese agli Interni, Di Maio agli Esteri. E poi la riesumazione di Brunetta e Gelmini. Ma davvero qualcuno aveva creduto al Governo dei Migliori? Sua Divinità ha sbagliato il primo miracolo ed ha riproposto i soliti nomi, per nulla entusiasmanti. Come da copione, ovviamente. Di Battista si lancia in un commento al vetriolo: “Ne valeva la pena?”. Però sì, per una banda di Incapaci era fondamentale continuare a prendere un lauto stipendio.
Questo esecutivo si merita la ferocia di Fortebraccio che, sull’Unità, aveva adattato una vecchia battuta: “L’auto si fermò. Lo sportello si spalancò e non scese nessuno: era il governo Draghi”.

Dibba e Meloni, di fronte a questi nomi, sono gli unici ad avere avuto ragione. Speranza confermato alla Sanità è un’offesa all’intero Paese. Ma probabilmente sono proprio Franceschini alla Cultura e Brunetta alla pubblica amministrazione a rappresentare lo squallore del nuovo esecutivo. La negazione di ogni promessa di qualità, di competenza, di ricerca dei migliori.
Certo, ci sono anche i tecnici, il che non è garanzia di nulla. Perché il passato, recente, insegna che i tecnici riescono a fare disastri da primatisti. E non basta aver rimandato a scuola Azzolina per ottenere un plauso per una formazione da retrocessione.
Sarà però divertente osservare la coabitazione di manager che si vantano di essere competenti e politici che hanno difficoltà a parlare in italiano.

Ma si può essere certi che i media di servizio saranno entusiasti di questi nuovi ministri, compresi quelli riciclati. Dimenticheranno i tunnel gelminiani tra Ginevra ed il Gran Sasso. Ricorderanno l’entusiasmo di Brunetta per Giggino, dimenticheranno i trascorsi lettiani di Giovannini o l’inutilità di Dadone. E ci sarà da ridere con il leghista Garavaglia al Turismo mentre Speranza è impegnato a distruggere il turismo e Franceschini ad eliminare ogni attrattiva culturale.
Se Fdi imparerà a comunicare, potrà divertirsi molto nel raccontare le assurdità di questo governo. Oppure sarà questo governo a divertirsi per l’incapacità dell’unica opposizione di raccontare una squallida realtà.