Saldi sì, saldi no, saldi forse. Siamo il Paese dei cachi – variante del Paese delle banane nella canzoncina di Elio e le Storie Tese – e, dunque, diventa un dilemma persino la conservazione o meno dei periodi dei saldi. Ed è ovvio che sia un problema, perché i commercianti si rifiutano di confrontarsi con la realtà. La conoscono benissimo ma preferiscono ignorarla, nasconderla. Così Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom Confcommercio Torino, apre un dibattito con i negozianti per capire se conviene o meno continuare a proporre i saldi perché questo inizio di stagione degli sconti non è stato proprio entusiasmante.
O forse non è così. Perché, nella stessa città, la Rinascente gongola per acquisti in sensibile aumento.
Strano? Per nulla. Le marche di lusso presenti nei grandi magazzini di proprietà thailandese sono destinate ad una fascia medio alta della popolazione. Quella che ignora la crisi e può spendere ma che, ovviamente, preferisce farlo risparmiando grazie ai saldi.
Le famiglie delle fasce meno abbienti, al contrario, hanno subito una drastica riduzione del potere d’acquisto, checché ne dica il governo. Dunque, in vista delle ferie, è indispensabile decidere se acquistare un abito in saldo o concedersi un giorno in più di vacanza.
Perché la signora del Twiga non lo sa, ma i prezzi delle spiagge italiane sono ormai improponibili per un numero sempre più vasto di famiglie italiane. Mentre, ovviamente, le spiagge libere sono diventate sempre più piccole e collocate nelle aree più sfigate.
Tutto ciò è ben chiaro ai commercianti. Anche perché i loro commessi e le loro commesse sono pagati poco. E con quel poco devono pagare affitti, mutui, cibo, tasse, eventuale mantenimento di figli e/o genitori anziani. Davvero il negoziante si illude che, con quei salari, ci siano ancora risparmi da adoperare per i saldi?
Ma non vale solo per chi lavora nei negozi. Le retribuzioni sono indecenti in quasi ogni settore. E con questi salari bisogna andare in vacanza per ritrovarsi a pagare 18 euro per una pizza realizzata con mozzarella locale e grano del campo vicino. Dunque prodotti a km zero che non hanno costi di trasporto ma che costano un’esagerazione. O il metro di spiaggia affittato a peso d’oro perché è sabbia che arriva direttamente dal Sahara, trasportata sino in Liguria a dorso di un cammello con tre gobbe e che mangia solo aragoste.
Certo, si può anche evitare di andare in vacanza. Di divertirsi, di riposarsi, di respirare aria meno inquinata. Oppure si può evitare di spendere i soldi per i saldi.