Atlantisti e mercanti di armi sono pronti a distruggere il turismo italiano per sostenere la guerra di Biden e Zelensky. E la prima vittima sarà il turismo invernale in montagna. Tra costi non più sopportabili per hotel e ristoranti, costi insostenibili per la produzione di alimenti base, costi inaccettabili per i trasporti e per gli impianti di risalita. Un turismo solo per i ricchi, ma il numero dei ricchi non è sufficiente per la sopravvivenza dell’intero comparto.
Dunque occorre interrogarsi su quale forma di turismo alpino si vuole per i prossimi anni. Anche in una prospettiva di maggior tutela dell’ambiente. Turismo sostenibile, allora. Slogan semplice, ma cosa significa nella realtà? Distruggere aree incontaminate per costruire nuovi impianti di risalita e creare domaines skiables sempre più vasti e riservati solo ai più ricchi, non è probabilmente la strategia migliore per rispettare l’ambiente.

Ma trascurare centinaia e centinaia di rifuggi e bivacchi montani gestiti dal Cai, è davvero una forma di rispetto nei confronti della natura? Di sicuro non è il massimo del rispetto nei confronti del turista. Certo, è vero che alla fine del 700 ed all’inizio dell’800 i primi appassionati di montagna affrontavano disagi ben maggiori. Ma davvero qualcuno è convinto che offrire servizi pessimi (e non per questo gratuiti) rappresenti un ritorno alla natura primordiale? Tanto vale, allora, abbattere tutte le costruzioni realizzate in quota, ripristinare il territorio ed obbligare gli alpinisti a dormire all’addiaccio, portandosi i viveri da casa. Perché un bivacco cadente non è un esempio di sostenibilità.
Turismo sostenibile non significa, necessariamente, scomodità. Accoglienza non vuol dire ideare una sorta di tortura per chi osa avventurarsi sulle Alpi e sugli Appennini. Il ritorno alla natura non deve essere inteso come opportunità di esplorare Terre incognite aspettando l’assalto di fiere pericolose e di popolazioni indigene antropofaghe.
È abbastanza patetico sperare che il turista preferisca tornare a casa raccontando dei disagi affrontati in un rifugio sporco, freddo, con un cibo pessimo piuttosto di narrare un’esperienza comoda e soddisfacente in una struttura in quota prima di affrontare una parete o di raggiungere una vetta.
Invece, dopo l’offensiva di una psicolabile e dei suoi seguaci, la scomodità pare essere diventata la parola d’ordine dei sedicenti ambientalisti. Ed ora, per essere politicamente corretti ed in linea con Sua Mediocrità Mario Draghi, alla scomodità deve aggiungersi anche il freddo. Rifugi ghiacciati, ce lo chiede Zelensky. E cibo freddo. Ce lo ordina Biden.
Insomma, state a casa. Ce lo impongono i ministri tecnici ed Ursula Von Der Leyen. Così il turismo diventa ancora più sostenibile, tranne che per chi di turismo viveva.