Un intelligente articolo di Luca Iaccarino sul Corriere di Torino ha il merito di aprire un dibattito – che ovviamente non ci sarà – sul futuro dell’alta ristorazione e, soprattutto, della ristorazione di medio/buon livello in una città in pieno decadimento come l’ex capitale subalpina. Perché ormai Torino ha un ruolo sempre più marginale anche in Piemonte. Iaccarino aveva di fatto stroncato il Mercato Centrale, ossia la teorica piazza coperta ricavata recuperando l’orrenda struttura realizzata da Fuffas a Porta Palazzo.
Correttamente il giornalista ospita una replica di Umberto Montano, il creatore del Mercato Centrale che sta funzionando meglio in altre città. Una sola l’autocritica di Montano: l’ufficio stampa locale funziona male (in realtà nessuno si era accorto che esistesse). Possibile che sia l’unica pecca e che tutte le responsabilità siano del terrorismo mediatico sul Covid?
Indubbiamente era difficile fare miracoli per trasformare una bruttissima struttura in una sorta di piazza in grado di attirare i torinesi. Già, ma quali torinesi. Lo stesso Iaccarino si riferisce ad una misteriosa comunità di appassionati di enogastronomia. Ma quanti sono in città? Sono numericamente in grado di far sopravvivere decentemente i ristoranti stellati, quelli che la stella non ce l’hanno ma la meriterebbero, i locali politicamente corretti e sostenuti dai media nonostante piacciano solo a loro ed a qualche fighetto privo di gusto, i vari artigiani ed artisti del cibo?
Probabilmente no. Ed allora bisognerebbe ampliare la platea. Ma con i prezzi dei locali presenti al Mercato Centrale la platea non si può ampliare. Inoltre manca completamente il “senso della piazza”. È l’ennesimo “non luogo”, una sorta di centro commerciale dell’enogastronomia pretenziosa. Ed è inutile fare i confronti con Milano o con altre grandi città europee. I torinesi sono molto più poveri dei vicini lombardi, figurarsi dei parigini o dei bavaresi. Al di là delle vicende societarie, è sufficiente ricordare il fallimento dell’esperimento di inserire a Porta Susa una sorta di analogo mercato con ristorazione. A prezzi milanesi: un disastro.
Se poi si aggiunge, appunto, la totale mancanza di attrazione del Mercato Centrale, l’inesistenza di un collegamento tra i vari locali presenti all’interno, il totale distacco rispetto alla città non fighetta, la carenza di iniziative di contorno, è evidente che i risultati siano totalmente insoddisfacenti.
Ma l’articolo di Iaccarino, oltre ad aprire un dibattito con Montano sulla qualità dell’albero di Natale, dovrebbe servire come spunto per interrogarsi sugli effetti della gentrificazione a Torino. Sicuri che stia funzionando? Sicuri che la città abbia bisogno di una ristorazione riservata a radical chic con il portafoglio pieno e le papille gustative con la erre moscia? E se davvero qualcuno ne sente la necessità, quanti ristoranti possono essere tenuti in piedi da un siffatto pubblico di enogastroperversi?
10 commenti
Una fotografia perfetta della situazione torinese, il problema di Torino è la deindustrializzazione che ha causato un mare di poveri che certamente non possono permettersi certi lussi.
Chi governa spesso indossa i paraocchi anche perchè essendo benestante, vive in un mondo tutto suo.
Chi scrive questo articolo è lui in primis ad essere saccente e arrogante! Ma che toni sono? Possibile che si possa pubblicare di tutto senza filtro alcuno?
Alcune critiche potranno anche essere giuste, ma il tono saccente (quello sì da fighetto), e il continuo raffronto con Milano hanno francamente stancato!
Hai ragione. Mi sono stufata di essere la povera cugina dei milanesi. Sembra che esista solo la Lombardia. Basti vedere i telegiornali. Noi siamo sempre l’ultima ruota del carroSe nevica o piove….solo a Milano. Basta…. Diamoci una svegliata. Mi sa che il nuovo sindaco faccia poco x la mia bella Torino, centomila volte più bella dei bauscia
Io nel mercato centrale di Torino non ci vedo nulla di fighetto. È un posto dove si concentrano più possibilità di mangiare cibo di discreta qualità a prezzi comunque nella media. Ci sono molti locali a Torino dove si mangia peggio spendendo di più.
E con i suoi spazi ariosi sicuramente assomiglia più ad un mercato quello di Torino piuttosto che quello lungo e stretto di Milano.
Sul fatto che l’esterno sia scollegato al resto del quadrilatero, è vero. Ci si viene apposta, non perché si passa davanti per caso. Ma è lo stesso destino del Combo. Da quel lato solo Gallina è sempre pieno.
Torino è in caduta libera, non solo sul fronte enogastronomico di livello. La sporcizia e il degrado dei bellissimi palazzi, la fauna sempre più povera e misera, i negozi del centro ridotti a vendere paccottiglia e cineserie, i nuovi quartieri edificati con progetti architettonicamente terrificanti (Spina 3 e segg.), la ristorazione di infimo livello che si moltiplica senza freni. Purtroppo non si può pensare di vivere solo sperando che i tubi digerenti lavorino a ciclo continuo, ingurgitando cibo di dubbia qualità.
Fighetti o non fighetti, Mercato centrale Combo sono troppo lontani da tutto, difficile parcheggiare, zona incasinata di giorno e deserto di sera, e gente pericolosa intorno. Ma chi è che parte da ovunque e decide di arrivare fin lì?
Esatto, io vado solo a fare colazione quando compro verdura al mercato di Porta Palazzo, non andrei mai appositamente a mangiare. Prezzi alti e location piena di odori di cibo, esci e devi andare in lavanderia. Posto sbagliatissimo!
Ma chi è che ha avuto la luminosa idea di creare uno spazio di ristorazione “fighetta” a Porta Pila?!?? Si poteva fare qualcosa tipo streetfood come, se vogliamo proprio prendere esempio da altri, a Camden Town a Londra. Si fa il giro al mercato e poi, con poco, si mangia
La ristorazione ricercata lasciamola al centro e ad altri spazi (Eataly docet)
Esatto, io vado solo a fare colazione quando compro verdura al mercato di Porta Palazzo, non andrei mai appositamente a mangiare. Prezzi alti e location piena di odori di cibo, esci e devi andare in lavanderia. Posto sbagliatissimo!