Le macchine da guerra romane rappresentarono, nella maggioranza dei casi, grandi invenzioni e innovazioni tecniche-militari. Infatti è risaputo che i romani fossero degli astuti inventori e, non a caso, l’utilizzo di tali congegni e macchinari si protrasse fino al Rinascimento. Ingegneri militari e legionari, insieme, costituivano esercito di esecutori senza eguali.
Le macchine da guerra romane
Tra le varie macchine da guerra progettate dagli ingegneri romani, furono soprattutto le armi da assedio a rappresentare la grande forza dell’esercito romano. Con tali mezzi, i romani abbatterono e superarono le mura della città sotto assedio, espandendo esponenzialmente il loro Impero – come la storia racconta. Le invenzioni dei romani però non furono totalmente “farina del loro sacco”; alcune furono copiate dalla Magna Grecia.
Le scale d’assedio
La scala d’assedio è, sicuramente, uno degli strumenti più antichi utilizzati durante l’assedio di città nemiche; utili a scalare facilmente le mura esterne di fortezze e centri abitati, il loro utilizzo è attribuibile anche ad egiziani, assiri, elleni. Le scale d’assedio erano normalmente di legno di frassino, faggio o olmo; i legni prediletti per costruirle dovevano essere robusti e leggeri. Altra caratteristica fondamentale era che oltrepassassero il bordo del muro di almeno un metro, per poter permettere al soldato romano di scendere in sicurezza. Le estremità inferiori della scala, infine, venivano fissate ad una trave circolare di circa 5 metri, che andava sollevata velocemente con corde e funi.
Le rampe d’assedio
La rampa d’assedio, a differenza della scala, era una struttura costituita da dei tronchi, pietre e terra. Sulla rampa era poi possibile porre altri macchinari d’assedio con cui attaccare la città nemica. In base alla conformazione delle mura, inoltre, i legionari sceglievano con cura la forma che avrebbe avuto la loro rampa d’assedio; a volte era preferibile ricoprile di pannelli per proteggersi dalla pace bollente o dai sassi: in quel caso si trattava di torri d’assedio.

La sambuca
Inventata da un ingegnere romano, la sambuca non era altro che una specie di scala mobile caratterizzata da una torre d’assedio trasportata, in pratica, da due navi affiancate. Una volta condotte le imbarcazioni in prossimità delle mura nemiche i legionari le poggiavano ad esse, per poi issarla riuscendo così a scavalcarle.
L’ariete
Talvolta, però, l’ipotesi di scavalcare le mura nemiche era da scartare; a questo proposito i romani utilizzavano l’ariete per sfondare le porte della città-bersaglio. Macchina da guerra frutto dell’ingegno cartaginese, l’ariete era formata da una piattaforma in legno, ricoperta di pelli di animali. La struttura esterna, che serviva a proteggere i soldati addetti alle manovre, ospitava dentro di sé un tronco d’albero la cui estremità culminava con una copertura di metallo – solitamente a forma di testa d’ariete.

La falce murale
La falce murale, anche detta gancio d’assedio, era una macchina da guerra consistente in una lunga asta fissata ad un doppio uncino di metallo. Tramite un veloce movimento rotatorio, prodotto manovrando le corde legate a questa asta, i legionari riuscivano a scalfire la calce tra i mattoni che costituivano le mura, facendole crollare.
Il corvo falciatore
Macchina bellica precedentemente utilizzata dai Greci, il corvo era costituito da una struttura in legno su due ruote, dalle quali emergeva una trave che poteva muoversi verticalmente e orizzontalmente. Il termine “falciatore” deriva proprio dal fatto che, quando la trave veniva manovrata orizzontalmente, falciava i nemici che difendevano le mura.
Il corvo d’abbordaggio
Il corvo d’abbordaggio, diversamente da quello falciatore, serviva ad abbordare le imbarcazioni nemiche ed era costituito da una passerella mobile lunga fino a 10 metri e dotata di un parapetto sui lati e di uncini alle estremità.

La testuggine
La testuggine, o testudo, era una formazione di fanteria caratteristica dell’esercito romano. Schieramento di grande complessità, richiedeva notevole coordinamento collettivo. Dava il grande vantaggio di poter avanzare fino al contatto con le prime file nemiche riparandosi da frecce e occultando il reale numero dei componenti al di sotto degli scudi.
Testudo arietata
L’evoluzione ingegneristica della testuggine fu la testudo arietata; un’unione sapiente di testuggine e ariete. L’ariete veniva mossa tramite rulli e ruote, così da percuotere le mura nemiche tirando le funi avanti e indietro.
La catapulta
La catapulta, una delle macchine d’artiglieria più famose dei romani, era un’arma complessa in legno e rivestita di metallo. Inizialmente, questo congegno funzionava a tensione e poi, successivamente, a torsione – si scoprì infatti che, tramite la torsione, la spinta era molto maggiore. Come ben saprete, la catapulta era costituita da un braccio di legno che culminava con un “secchio” all’interno del quale si poggiava il proiettile.

Le macchine da guerra e d’assedio romane non finiscono mai di stupirci per l’intelligenza e la furbizia che sta alla base del loro utilizzo e concepimento. Se volete saperne di più, vi suggeriamo di approfondire su questo sito, che contiene una raccolta esaustiva dei congegni romani.
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