Per bloccare i clandestini che l’Italia, in modo cialtronesco, fa arrivare in Francia lasciando libero il passaggio attraverso le Alpi, non ci sono soltanto i gendarmi. Ora provvedono anche i sindacati ed i lavoratori dei trasporti ferroviari
Chi supera il confine con l’aiuto delle Ong e delle varie cooperative, d’ora in poi non potrà approfittare dei treni francesi.
Due giorni di sciopero alla settimana sino all’estate. Un braccio di ferro durissimo tra lavoratori e Macron che non intende cedere sulla riforma che porterà ad una netta riduzione dei diritti e delle garanzie per i dipendenti del trasporto su rotaia.
Probabilmente sarà Macron, ed il suo governo, a vincere. Perché due giorni di sciopero alla settimana significa molto in termini di perdita di salario. Mentre il presidente francese potrà indirizzare la rabbia dei pendolari e dei viaggiatori in genere contro i cattivi ferrovieri che se ne fregano degli utenti: il vantaggio di poter disporre di giornali e tv.
L’importante è dividere il fronte degli scontenti.
Ora il governo muove guerra ai ferrovieri, poi sarà il turno di altre categorie. Una dopo l’altra, per sfogliare il carciofo e imporre riforme dolorose che impoveriranno i francesi e arricchiranno gli oligarchi.
In questo Italia e Francia sono davvero nazioni sorelle, entrambe impegnate nell’impoverimento dei sudditi. Macron, però, ha dei vantaggi rispetto a Renzi e Gentiloni: quando ha problemi interni, scarica l’attenzione sulla politica estera, con iniziative francesi discutibili ma che servono a distogliere l’attenzione. L’Italia, invece, è totalmente priva di una politica estera che vada al di là di dire sempre di sì ai padroni di Oltreoceano o a quelli di Bruxelles.
Macron, con il cinismo che lo contraddistingue, sarà anche pronto a sfruttare qualsiasi minaccia terroristica per compattare la nazione e far passare, così, anche le riforme più dure e antisociali. Ma tra un mese dovrà utilizzare tutte le sue armi a disposizione per impedire che le celebrazioni per i 50 anni del maggio francese si trasformino in una contestazione generale nei confronti della sua politica di lacrime e sangue, senza reali prospettive di sviluppo.