Parigi val bene una messa. Ma non è chiaro se valga una riforma delle pensioni. Macron ha provato a distrarre i francesi grazie al sostegno garantito al folle di Kiev, ma non è bastato. Innanzitutto perché i transalpini avrebbero potuto, come da tradizione, riallinearsi e ricompattarsi per una “guerra francese”. Ma quella in Ucraina è la guerra di Biden e dei suoi burattinai. Ed il povero Macron è solo uno dei tanti maggiordomi europei. I francesi non possono perdonargli una simile caduta di stile.
Anche perché è stata accompagnata dalla progressiva riduzione del ruolo di Parigi in Africa. Prima per l’influenza economica cinese, poi per il ruolo militare russo attraverso la Wagner, infine per il tentativo statunitense di recuperare qualche posizione.
Dunque il presidente transalpino ha dovuto confrontarsi sui temi interni. Ed è stato un disastro. L’aumento dell’età della pensione è stato accompagnato dal sostegno internazionale di chi – anche in Italia – si ostina a fare i conti con una realtà che è quella del passato. Ci sono pochi giovani e, dunque, non possono più pagare le pensioni di troppi vecchi. Il problema non è nel numero dei giovani, ma dei posti di lavoro disponibili. E di quali sono i lavori disponibili.
La robotizzazione sta eliminando la classe operaia. E l’intelligenza artificiale eliminerà, in tempi brevi, buona parte dei colletti bianchi. Si ridurranno drasticamente le attività affidate agli esseri umani. Ed aumenteranno a dismisura quelle svolte dalle macchine. Ma la risposta di una politica che guarda al passato è sempre la stessa: aumentiamo l’età della pensione per evitare di pagare gli assegni mensili ad un numero crescente di individui anziani. Invece di investire sul futuro, si preferisce risparmiare sul presente. Invece di provare ad immaginare le professioni possibili, si prosegue obbligando gli anziani a restare legati ai vecchi lavori per evitare al patronato di rinnovarsi.
Nessun progetto per le nuove generazioni. Perché la soluzione italiana, più precariato e meno salario, è solo una porcata. Accompagnata da nuove ondate di migranti per avere a disposizione una massa di disperati da sfruttare, visto che i giovani italiani non sono più disponibili ad essere sfruttati senza speranze di costruirsi un futuro decente.
Servirebbero idee, ma il presidente francese preferisce lacrimogeni e manganelli. E che gli importa se i medici francesi emigrano, proprio come gli italiani, in cerca di condizioni di lavoro migliori e retribuzioni maggiori? Tanto anche la Francia può aumentare l’immigrazione. E visto che, comunque, l’Italia è più refrattaria a pagare giovani ed immigrati, gli stranieri con qualifica e titolo di studio elevato continueranno a preferire l’Esagono mentre nello Stivale si accoglierà la manodopera di minor qualità.
Politiche comunque miopi, che non salveranno la Francia e tantomeno l’Italia. I francesi lo hanno capito e sono scesi in piazza. Gli italiani hanno preferito seguire le vicende di Fedez.
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