Anche i maggiordomi, nel loro servilismo, si incazzano. Non tutti, non gli atlantisti italiani. A Roma possono cambiare maggioranze e governi, ma non c’è la benché minima voglia di drizzare la schiena, di alzarsi dalla genuflessione perenne. Tutti impegnati esclusivamente a nascondere la squallida realtà. D’altronde governano su un popolo che non ha il coraggio di ribellarsi. Il massimo del dissenso è rappresentato dalla partecipazione ad un sondaggio da cui è emerso che la maggioranza degli italiani vorrebbe la pace e non l’invio di armi a Zelensky.
In Francia, invece, sono abituati a protestare. Per le politiche antisociali del governo, per i costi della guerra di Biden. E lo sciopero nel settore petrolifero, seguito dallo sciopero generale, ha obbligato Macron a metter fine alla farsa atlantista ad occhi chiusi. Così il presidente transalpino ha dovuto rivolgersi ai padroni di Washington ed agli alleati norvegesi per far notare che i rapporti di amicizia, compresi quelli tra Stati, non funzionano se due Paesi sono impegnati esclusivamente a sfruttare gli altri.
Il petomane di Washington, in pratica, ha obbligato i maggiordomi europei ad adottare le sanzioni contro la Russia. Ha impedito di rifornirsi di gas e petrolio a costo ridotto ed ha sostituito le forniture di Mosca con il gas americano venduto ad un prezzo 4 volte superiore a quello adottato sul mercato interno. Vale per gli Usa ma vale anche per la Norvegia.
Con due piccole differenze: le sanzioni non le ha ordinate Oslo bensì Washington. E le aziende in competizione con quelle di Italia, Francia e Germania non sono norvegesi ma statunitensi. C’è voluto tempo, ma alla fine Macron ha dovuto accorgersene per spostare l’attenzione dalla mancanza di benzina nei distributori francesi. I maggiordomi italiani, invece, continuano a tenere gli occhi chiusi in nome dell’atlantismo senza limiti. Piccoli sacrifici, li ha definiti Sua Mediocrità. Ed è difficile credere che possa cambiare qualcosa con Tajani o con qualunque altro atlantista alla Farnesina.