Alzare i toni a Kiev per far dimenticare i disastri a Bamako e Ouagadougou. Emmanuel Macron, alla vigilia del ballottaggio decisivo per la spartizione del potere a Parigi, è obbligato ad inasprire i rapporti con Mosca per nascondere la fallimentare gestione della presenza nelle ex colonie africane. D’altronde il presidente francese può contare su una disinformazione servile ed atlantista, pronta a coprire la difficile realtà per puntare solo sulla propaganda.
Eppure proprio l’Africa ex francese, con il controllo della moneta da parte di Parigi, contribuisce non poco all’economia dell’Esagono, evitando che anche il Paese transalpino si allinei alla crisi italiana. Ma dalle ex colonie arriva la dimostrazione della incapacità di affrontare una situazione sempre più complessa. Il Mali ha già cacciato i militari francesi, preferendo sostituirli con i mercenari russi della Wagner. Ed il Burkina dovrà decidere in tempi brevi cosa fare, poiché la situazione sul terreno peggiora ogni giorno, con i jihadisti che hanno ormai il controllo di vasti territori. Roberto Veglia, presidente della onlus Artaban, ha letto durante un incontro con i soci la lettera ufficiale del governo di Ouagadougou in cui si vieta di entrare nella “zona rossa” che comprende ormai la gran parte del Burkina. Ma anche nella parte rimanente del Paese si può entrare solo per casi di comprovata emergenza. In pratica i jihadisti controllano il Burkina.
La presenza francese è dunque ormai irrilevante. E si comincia a pensare ad una rinuncia al Franco Cfa per adottare una moneta locale. Ci stanno pensando anche a Bamako, ma Burkina e Mali non hanno accesso al mare ed il loro traffico merci dipende dai Paesi confinanti che, al momento, non sembrano gradire l’idea di monete nazionali di Paesi poveri.
Poveri sì, ma che attraggono comunque nuove potenze. Che non hanno presidenti che vanno a Kiev a fare gli sbruffoni mentre le loro truppe si rintanano nelle caserme in Africa. Così in Burkina aumenta la presenza non solo cinese ma anche indiana. Ridisegnando equilibri e provocando squilibri. Quanto all’Italia, è particolarmente amata dai jihadisti. Perché – ha spiegato suor Luigina, missionaria nel Paese africano – i jihadisti sanno che se sequestrano gli italiani, la Farnesina paga. Il problema è che fanno confusione con i bianchi. E si ritrovano a sequestrare americani per i quali non otterranno alcun riscatto.
Però, a fianco di Macron che vuole una nuova guerra in Crimea, c’era anche Sua Mediocrità Mario Draghi. Perché distogliere l’attenzione è un obiettivo comune per chi non sa gestire la realtà.