Il nuovo mandato, il secondo dopo quello appena terminato ed iniziato nel 2013, di Nicolas Maduro alla presidenza del Venezuela è ufficialmente iniziato.
L’intera stampa italiana parla di un uomo solo alla cui cerimonia inaugurale hanno preso parte solo quattro capi di Stato (quelli dei membri ALBA di Cuba, Bolivia e Nicaragua a cui si è aggiunto il presidente di El Salvador).
Nei giorni precedenti non sono mancate le interviste a personaggi collusi con le frange del terrorismo autore dei violenti disordini che nel 2017, per oltre quattro mesi, hanno provocato oltre un centinaio di morti.
In ogni caso dai giornali di centrodestra a quelli di sinistra passando anche per il pentastellato Fattoquotidiano sembra esserci un vero e proprio arco costituzionale anti-bolivariano nel nostro Paese.
Nessuno ha, però, sottolineato che ben 112 nazioni hanno riconosciuto le presidenziali che hanno incoronato per il secondo mandato consecutivo il delfino chavista lo scorso 20 maggio con più di sei milioni di preferenze.
Nessuno sottolinea che, proprio in politica estera, il governo chavista continua a riscuotere consensi stringendo il proprio rapporto con la Russia di Vladimir Putin e la Cina e che per un Ecuador che lascia l’Alleanza Bolivariana per le Americhe ecco l’inaspettata (fino a pochi mesi fa) apertura del Messico frutto della nuova guida di sinistra del neopresidente Andrés Manuel López Obrador. E per un Paraguay che rompe le relazioni diplomatiche con la nazione principe del socialismo del XXI secolo si allarga il fronte degli alleati in Medio Oriente.
Se, infatti, il rapporto con la Siria di Bashar Al-Assad risulta storico, a dicembre è stata la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a rafforzare i legami bilaterali firmando accordi da 4,5 milioni di euro.
Insomma con buona pace dei media e dei politici (anche in questo caso allineati dalla destra dei Fratelli d’Italia meloniani alla sinistra renziana passando per il centro di Tajani) il governo venezuelano sembra molto meno isolato di quanto venga annunciato, specialmente se a dichiararlo sono i membri dell’Assemblea Nazionale decaduta in seguito alla convocazione dell’Assemblea Nazionale Costituente.