Essere mamme non è purtroppo un mestiere e lo si fa senza retribuzioni, a costo di ogni sacrificio, come sappiamo tutti, anche in caso di pericolo come vediamo spesso nelle situazioni di maggiori difficoltà. In Italia la vita delle madri che lavorano dentro e fuori casa è da sempre in salita. La pandemia ha ulteriormente messo alla prova mamme e neomamme che si sono destreggiate tra smart-working e didattica a distanza. Le madri che per gestire la didattica a distanza si sono spesso sostituite alle insegnanti. Si sono spesso viste costrette a chiedere un orario diverso sul lavoro con il conseguente timore di un demansionamento. Sono molte le mamme che hanno rinunciato al loro impiego regolare per fare i genitori a tempo pieno. Secondo le stime di Save the Children, infatti, il 77% dei lavoratori che hanno dato dimissioni consensuali con bambini sotto i 3 anni, sono donne.
È sempre Save The Children a mettere l’accento sul lavoro femminile e la precarietà: solo poco più di un contratto a tempo indeterminato su 10 attivato a favore delle donne nel primo semestre 2021. Il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata e il 39,2% con 2 o più figli minori è in contratto part-time.
Dati che emergono dal rapporto “Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022”. La descrizione di un’Italia in cui il lavoro risulta essere “molto complesso” dove “le mamme sono alla continua ricerca di un equilibrio tra vita familiare e lavorativa, spesso senza supporto e con un carico di cura importante, aggravato negli ultimi anni a causa della pandemia”.
Donne che scelgono di diventare mamme sempre in più tarda età. In Italia l’età media al parto delle donne raggiunge i 32,4 anni e fanno sempre meno figli: 1,25 il numero medio di figli per donna. Nel solo 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari spesso perché non supportate da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido. Un triste bilancio dovuto al fatto che nell’anno educativo 2019-2020 solo il 14,7% del totale dei bambini da 0-2 anni ha avuto accesso al servizio finanziato dai Comuni.
Occorre fare riflessioni sul fatto che rinunciare alle competenze, al talento e alle energie delle donne e non sostenere la natalità bloccherà la crescita di molti Paesi, tra cui l’Italia. Sorge la necessità di misure efficaci, organiche e ben mirate che consentano di realizzare, da un lato, le esigenze della genitorialità, dall’altro quelle dell’ingresso o della permanenza nel mondo del lavoro.