Invece di insegnare a scuola la Costituzione, forse sarebbe meglio cominciare ad insegnare l’educazione.
Che non è legata solo ad antiche abitudini di una borghesia d’antan ma anche e soprattutto alle regole per la sopravvivenza. Sulle piste da sci, ad esempio.
Perché è vero che la maleducazione di chi sale in autobus, in città, con lo zaino in spalle e si agita come un deficiente urtando gli altri sfortunati passeggeri non ha gravi conseguenze, ma la stessa maleducazione trasferita su un bus di sciatori, con sci, attacchi e bastoncini sbattuti in faccia a chi è seduto possono avere effetti ben peggiori.
Ma è quando lo sciatore del terzo millennio si appropinqua verso gli impianti di risalita che iniziano i veri pericoli.
È vero che gli sci moderni non hanno più le punte, ma roteati sulle teste dei vicini non sono comunque piacevoli.
E i bastoncini? Oggetti che non rispondono agli stimoli del cervello ma che vengono branditi come arma micidiale, sollevati dal terreno e puntati verso le gambe e via via salendo nel corpo di chi è alle spalle.
Sulle piste i maleducati del Terzo millennio danno il meglio. Abituati ad ignorare il prossimo, si bloccano di colpo in mezzo alla pista o, se hanno il buon senso di fermarsi ai lati, ripartono senza guardare. E se in città questo comporta, al più, uno scontro con altri passanti, su una pista da sci significa rischiare impatti devastanti con chi scende a velocità di 40-70 km orari.
Non va meglio con le famigliole che sciano affiancate, timorose di perdere il pupo ed incuranti di ingombrare le piste. O che, sempre per impartire lezioni al pupo, mulinano i bastoncini in faccia a chi sfreccia nei paraggi.
Meraviglioso anche il comportamento di chi, per svoltare a destra, si porta sul lato sinistro della pista che poi attraversa senza degnarsi di guardare se qualcuno sta sopraggiungendo. O di chi, in difficoltà persino per affrontare una curva a spazzaneve, non si infila i bastoncini prima di ripartire, cercando di imitare quelli che sanno sciare e che se li infilano a discesa iniziata.
Ma la categoria più pericolosa è quella di chi usa le tavole, lo snowboard. Una invenzione americana, fatta apposta per i fuori pista in neve fresca sulle ampie discese delle montagne statunitensi. E invece in Italia ci si ostina ad utilizzare le tavole su piste affollate e ghiacciate.
Vero che la moda pare avviata al tramonto, ma nel frattempo i detentori di tavole riescono a far sembrare angioletti anche i più maleducati sciatori.
In coda alle seggiovie, con tavola al piede e zaino in spalla, ignorano di rappresentare un ingombro doppio rispetto al normale. Si agitano, si muovono, urtano.
Non è che in pista vada meglio, soprattutto per chi è alle prime armi. La discesa, lo dice la parola stessa, prevede di procedere lungo la linea di massima pendenza. Magari con curve ripetute. Le tavole dei principianti attraversano la pista in orizzontale, senza un briciolo di attenzione per chi sta sopraggiungendo.
Ma è nelle strettoie che gli sciatori del Terzo millennio danno il peggio. Qualcuno occupa l’intero spazio con curve a ripetizione rigorosamente a spazzaneve, i principianti con le tavole si buttano per terra, immancabilmente di traverso.
Ovviamente tutti hanno dovuto imparare a sciare. Ma la differenza è nell’atteggiamento nei confronti del prossimo. Ormai del tutto ignorato con tutti i rischi che comporta.
Forse in nome del politicamente corretto si vuol imporre anche sulla neve un limite di velocità (impossibile da verificare) per consentire agli incapaci di essere maleducati. Come a scuola, come sul lavoro, come ovunque.