Se non altro la morte di Maradona ha relegato il Covid nelle pagine interne dei quotidiani e dei telegiornali. Però, almeno un po’, si è esagerato. Neanche fosse morto il Papa.
Sì, perché se ne è andato uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi. Qualcuno dice il più grande, ma questo lo deciderà la Storia.
Certo è che Dio gli aveva regalato un talento calcistico fuori dal comune. Un regalo che egli non seppe coltivare. E dire che non era alto come Jan Koller, non era bello come David Beckham, non era prestante fisicamente come Cristiano Ronaldo, non era ambidestro come Van Basten e non ha segnato più di mille gol in carriera come Ferenc Puskas.
Tuttavia con il suo magico sinistro ha trascinato la sua nazionale a vincere il campionato del mondo e il suo Napoli alla conquista di due scudetti, una Coppa Italia e una Coppa UEFA. Tutto sommato un numero limitato di successi ai quali vanno aggiunti un campionato argentino nel Boca Juniors, e tre coppe di Spagna ai tempi in cui militava nel Barcellona.
D’altra parte la sua carriera è durata poco: poco più di dieci anni. Perché quel talento indiscutibile di cui era dotato non seppe mai coltivarlo.
Altri calciatori meno dotati di lui hanno speso quote ingenti dei loro faraonici ingaggi per migliorarsi, per crescere o, semplicemente, per conservarsi a grandi livelli anche a ridosso dei quarant’anni. Lui no. Maradona ha sperperato scioccamente il suo immenso talento tra mille eccessi. Proprio lui che poteva e doveva essere un simbolo per le generazioni future, non solo in ambito pallonaro.
E invece un simbolo lo è diventato: ma in senso negativo. Per esempio del peggio della “napoletanità”. Un guappo che si è ritrovato ricco e che ha sperperato talento e ricchezza in egual misura.
Nel giorno in cui tutti ne piangevano la scomparsa non è stato possibile dimenticare quei festini a base di cocaina, la foto con i boss camorristi in una vasca da bagno (sic!), le condanne per doping. O il gol segnato all’Inghilterra con la mano: una ignobile truffa che, in questo mondo a rovescio, è diventata persino un punto di orgoglio e di distinzione che gli ha meritato il titolo di “mano de dios”.
Ma chi lo ha visto nei suoi ultimi anni di vita non potrà dimenticare il personaggio bolso, patetico, incerto nell’andatura: un rottame umano.
Eppure se alla sua bravura sui campi da gioco fosse seguito un minimo di intelligenza, Maradona sarebbe potuto diventare qualunque cosa. Era così popolare che niente gli era precluso, dalla presidenza della FIFA all’accesso alla Casa Rosada. E invece no: si è spento a soli sessant’anni per gli effetti di una vita dissoluta e tutt’altro che eroica.
Forse è stato “solo” il più grande calciatore di tutti i tempi.
Maradona, “solo” il più grande calciatore di sempre..
