Con un post pubblicato sul suo profilo Instagram, Claudio Marchisio ha preso le difese della maestra d’asilo di Torino, licenziata dalla scuola dopo che il suo ex ha diffuso un video intimo online. Come spesso accade era stata la vittima a finire sotto accusa e a “pagare”. Il filmato era stato diffuso dall’ex fidanzato della donna sulla chat del calcetto dove la moglie di uno dei partecipanti alla chat ha riconosciuto la maestra d’asilo di suo figlio. La donna lo aveva inviato ad altre mamme e aveva avvertito la dirigente scolastica che aveva deciso di licenziare la maestra, spiegando pubblicamente il motivo del suo licenziamento.
Sul caso ora è in corso un’inchiesta: la direttrice è accusata di diffamazione, per l’ex fidanzato un anno di servizi socialmente utili e il risarcimento del danno.
L’ex calciatore della Juventus, che spesso interviene su temi d’attualità, ha scritto un post denuncia su Instagram insieme alla moglie, Roberta Sinopoli:”Giusto per chiarire la questione: il video hard della maestra in realtà si chiama revenge porn. Il revenge porn è un reato, oltre che una terribile violenza. Fare sesso non è un reato (neanche per le maestre). Lei è innocente. Lui un criminale, oltre che uno str…o”.
Una presa di posizione quella del calciatore che nel giro di poche ore ha raccolto migliaia di like e centinaia di condivisioni. In difesa della donna, è nato anche un hashtag su Twitter, #iostoconlamaestra. Nonostante la condanna dell’ex fidanzato a lavori socialmente utili, pare che la storia non sia stata archiviata dagli utenti del web, che sembra stiano cercando il suddetto video online e, nello specifico, su piattaforme come Pornhub , come se quella parte fosse l’unico vero punto di interesse di un fatto che ha rovinato la vita ad una persona.
Parecchi utenti hanno condiviso sui social screenshot che dimostravano come il video della maestra di Torino fosse uno dei più ricercati su PornHub. Effettivamente, se si attua una semplice ricerca su Google Trends, si può notare che la ricerca del video nel nostro Paese, spaventosamente, è un vero trend che in alcune giornate ha quasi eguagliato a quella della notizia, pubblicata lo scorso 17 novembre.
La maestra costretta a licenziarsi potrebbe ricordare una nota canzone di Fabrizio De André “Si sa che la gente dà buoni consigli /Sentendosi come Gesù nel tempio / Si sa che la gente dà buoni consigli / Se non può più dare cattivo esempio”. Come dare torto al cantante visto la cattiveria misogina che l’opinione pubblica è stata capace di vomitare senza sosta negli ultimi giorni. Le maestre dovrebbero essere creature eteree e angeliche, che vivono solo per la gioia di prendersi cura dei nostri figli. Niente storie d’amore, niente sesso, ma soprattutto niente foto.
Tanta gente forse dimentica che il revenge porn è un reato. Senza ombra di dubbio. Un reato perseguibile e punibile a norma di legge. Il termine inglese “vendetta” (revenge) fa riferimento all’intenzione di alcune persone di vendicarsi del vecchio partner, per le più variegate ragioni, divulgando vecchie foto e video hards senza il consenso della vittima.
Già da questa spiegazione si evince che la giovane maestra di Torino sia la vittima. E il dirigente scolastico che l’ha costretta a lasciare il lavoro dovrebbe dimettersi lui (o lei) e vergognarsi un po’. Per quanto riguarda l’ex fidanzato nell’agosto 2019, è stata approvata una legge che punisce il reato di revenge porn con la reclusione da uno a sei anni. Nessuna detenzione però, per l’ex compagno della maestra di Torino, solo 8 ore di servizi socialmente utili a settimana, per un anno.