“Mio figlio Marco. La verità su Marco Vannini”, edito da Armando Editore, è un testo scritto a quattro mani da Marina Conte, mamma di Marco, e dal giornalista e scrittore Mauro Valentini. Sono passati cinque anni dalla morte del ragazzo, ucciso da un colpo di arma da fuoco dal padre della sua ragazza, Antonio Ciontoli.
La mamma di Marco sottolinea il grande valore del suo racconto. “In questo libro abbiamo raccontato la verita’: quello che abbiamo vissuto e quello che e’ successo quella maledetta sera e il dopo. E’ molto difficile per una famiglia normalissima ritrovarsi poi in un’aula di Tribunale. Con il tempo entri nel meccanismo e lotti per avere giustizia. Marco deve riacquistare la dignita’ che gli e’ stata levata dalla famiglia Ciontoli”, è il pensiero di Marina Conte. Una mamma a cui è mancato il suo unico figlio, condannata a vita al grande dolore per averlo perso in un modo ingiusto.
Sia Marina che Valerio hanno spiegato il valore di questo libro: “Ci ho pensato tanto – ha detto Marina- Marco era cosi’ discreto, ma per amore suo e per la giustizia dovevo farlo”, ed era necessario ripercorrere la vicenda giudiziaria oltre ai venti anni di Marco.
“Lo abbiamo scritto per lui” ha detto Mauro Valentini, anche autore del libro ‘Marta Russo: il mistero della Sapienza’ che con i genitori di Marco ha stretto da subito un legame profondo. “Non e’ un libro contro qualcuno, ma questo caso rimarra’ nella storia d’Italia come un monito e senza i riflettori della stampa sarebbe caduto nel dimenticatoio”.
I giudici della seconda Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno depositato le motivazioni della sentenza sulla morte di Marco Vannini, emessa il 30 settembre 2020. Il 30 settembre l’intera famiglia Ciontoli ha subito una condanna per omicidio volontario: 14 anni al capofamiglia Antonio per omicidio volontario con dolo eventuale , 9 anni e 4 mesi alla moglie Maria e ai figli Martina e Federico per concorso anomalo in omicidio volontario.
I giudici della corte d’Assise di Roma scrivono nella loro sentenza sul caso Marco Vannini: “Spiegazioni inverosimili degli atteggiamenti da loro assunti, che in taluni momenti rasentano una vera e propria crudeltà nei confronti di un ragazzo ferito che urla di dolore e viene rimproverato per questo. Un ragazzo che è il fidanzato di Martina e che il Ciontoli afferma di tenere in considerazione come un figlio”.
Non è corretto esprimere opinioni personali, ma la madre di Marco non poteva affidare le sue parole a persona migliore di Mauro Valentini: “La sentenza ristabilisce drammaticamente la logica degli eventi e stigmatizza il comportamento di tutta la famiglia Ciontoli nel suo insieme. Ho trovato molto dure le parole contro Viola Giorgini che si rivela, agli occhi dei giudici, come teste non affidabile. Ma soprattutto afferma con ragionevole certezza come Martina fosse presente nel luogo dello sparo al momento dello sparo. E che abbia agito solo per aiutare suo padre e non quello che era fino ad un attimo prima il suo fidanzato. Credo che non sarà in alcun modo attaccabile questo dispositivo. Credo fermamente che la storia processuale di Marco finisca qui. Con il riconoscimento seppur parziale di giustizia . Quella giustizia che Marina e Valerio avevano promesso a questo loro figlio così adorabile e sfortunato, ucciso per mano di una famiglia che diceva di amarlo.”
Nella sentenza i giudici hanno messo in evidenza tutti i depistaggi messi in atto dalla famiglia Ciontoli, dalla pulizia delle superfici delle pistole e del bossolo, alla pulitura delle tracce di sangue e soprattutto nel luogo dove era avvenuto il ferimento del giovane.
Le menzogne della famiglia Ciontoli sono rappresentare da 110 minuti di tempo per concordare tra loro la versione da fornire agli investigatori. L’obiettivo era quello di far credere l’accaduto un incidente. Una versione che, per loro, avrebbe avuto un effetto boomerang, trasformandosi in un incubo.
È importante sottolineare che i proventi del libro saranno devoluti ad iniziative sociali del territorio di Cerveteri e Ladispoli a nome di Marco Vannini. I sogni e i progetti del ventenne rivivranno in altri giovani.