“In questi ultimi 5 anni la giunta comunale di Torino ha praticamente ignorato il ruolo della Città Metropolitana. Il sindaco di Torino è anche sindaco di quella che in passato era la Provincia, ma per Appendino rappresentava solo un fastidio da cui liberarsi in ogni modo” Maria Grazia Grippo, giornalista quarantasettenne, crede invece fortemente nel ruolo della Città Metropolitana. Anche perché, nella sua prima esperienza da consigliere comunale nelle file del Pd, ha anche presieduto la commissione della Città Metropolitana che si occupa di politiche giovanili, diritti sociali e welfare.
Ed ora Grippo si ricandida al consiglio comunale di Torino, sempre per il Pd, con la convinzione che per guidare la città servano competenza, professionalità, profonda conoscenza della macchina amministrativa, il tutto unito ad una età anagrafica che consenta di accompagnare il cambiamento. “Tutto ciò che può garantire un sindaco come Stefano Lo Russo”. Un cambiamento indispensabile e che, per Grippo, deve coinvolgere anche la Città Metropolitana. A suo avviso la grande estensione territoriale, e le profonde differenze tra il capoluogo ed i piccoli paesi della montagna, non devono spaventare. “Si può, e si deve, lavorare su piani diversi. Da un lato, ad esempio, sarebbe assurdo prevedere un piano turistico per la città di Torino senza coinvolgere le montagne. Un pacchetto completo e comprensivo è molto più attrattivo per i turisti”.
Ma, ovviamente, l’interazione è diversa con i comuni confinanti. Con i quali è inevitabile condividere piani urbanistici, progetti relativi ai trasporti. E non solo. “A Torino vivono, di fatto, molte persone che ogni mattino od ogni sera arrivano dai territori circostanti, non sempre vicinissimi. La città ha una capacità di attrazione economica che determina un forte pendolarismo. Dunque occorre prevedere una serie di servizi per tutti coloro che vivono la città senza risiederci. E diventa fondamentale la cooperazione con gli altri comuni vicini, anche perché in questo modo può cambiare il rapporto con la Regione”.
Grippo, anche dalla sua esperienza in ambito sociale, ricorda però che una città è anche qualcosa di molto diverso dalle infrastrutture. “Serve più attenzione alle persone. A tutte, anche ai senza fissa dimora che, ovviamente, non conoscono confini e si spostano verso la grande città che può offrire servizi di emergenza. Con il risultato di appesantire la situazione proprio a Torino dove le amministrazioni di sinistra avevano creato le infrastrutture di sostegno per i più fragili. Le stesse infrastrutture che hanno consentito di affrontare i problemi legati alla pandemia ed alle chiusure. I comuni limitrofi possono contribuire ad alleggerire la realtà torinese, ma devono avere a disposizione le risorse per creare servizi e strutture”.

Ma l’emergenza non riguarda solo gli emarginati. Esiste, a Torino, un’emergenza lavoro. “L’amministrazione comunale non dà lavoro, ma deve creare le condizioni affinché le aziende del territorio possano svilupparsi ed altre possano arrivare ad insediarsi. In questo modo si difende e si fa crescere l’occupazione. Poi, indubbiamente, esiste una fascia di popolazione che, per le più svariate ragioni, non può essere oggettivamente ricollocata. Ed allora deve intervenire il welfare. Che non deve essere considerato come una riserva indiana per qualche emarginato. Il welfare riguarda tutti, nel corso di una vita. Da una madre in difficoltà agli anziani non autosufficienti. È una parte integrante delle politiche sociali. L’importante è che non sia una realtà staccata ma solo una sorta di luogo di passaggio e che preveda una via d’uscita. In queste politiche sociali non va dimenticato il terzo settore che, tra l’altro, ha una crescente importanza anche sotto l’aspetto economico”.