Giorgia Meloni e Marine Le Pen non si amano. Troppo diverse umanamente, troppo diversi i percorsi politici. Eppure molto simile l’approdo. Entrambe impegnate a rinnegare tutto ciò che può essere rinnegato. In nome della dédiabolisation in Francia e dell’accettazione in Italia. Così, improvvisamente, Marine scopre che esistono frange di tradizionalisti cattolici e di neonazisti tra i sostenitori del suo rivale nella destra sempre meno estrema, l’ebreo Zemmour. Mentre Giorgia, atlantista e felice appartenente all’Aspen, avverte che non c’è posto per i neofascisti nel suo partito.
Strategie analoghe, dunque. Con il rischio di ottenere il medesimo risultato: essere alla guida del primo partito in entrambi i Paesi e non avere alcun ruolo. Se non quello della perdente di successo. La condanna all’irrilevanza. Perché mentre le due dame perdono tempo a giudicare un passato sempre più lontano, e non avendo neppure le competenze storiche per un’analisi che vada al di là delle banalità imposte dal politicamente corretto, gli avversari provano a fare politica. Non Zemmour, che ha solo scelto di utilizzare slogan più truculenti, e neppure Pécresse, la neogollista che non ha nulla di gollista ma è solo una riedizione di Sarkozy. Ma Macron che è ormai l’unico leader europeo ad avere una visione continentale.
Più facile il gioco per Meloni che si ritrova, nella Trimurti con cespugli annessi, a fare i conti con un Salvini alle prese con una drammatica incapacità di gestire i rapporti politici; con un Berlusconi che usa le sue tv esclusivamente per il culto della propria personalità e per il resto lascia che sostengano il Pd; con i cespugli che chiedono a Fdi abiure continue su qualsiasi tema ma poi flirtano ugualmente con Renzi, Calenda e Bonino. Mentre, all’esterno, si confronta con un Pd guidato dal noiosissimo Letta e con il governo di Sua Divinità che viene sostenuto dai media di regime ma che non ottiene risultati soddisfacenti.
Eppure, nonostante la pochezza generale, Meloni continua ad essere irrilevante. I sondaggi la premiamo, la realtà no. Laddove governa, a livello locale, i suoi presidenti, assessori, sindaci e consiglieri non riescono ad incidere. E quando organizzano una sagra paesana o poco di più, pare quasi una rivoluzione epocale. Fdi ha conquistato Rai News e non ha cambiato nulla, lasciando ad esempio che la rassegna stampa del mattino continui ad assomigliare ad un resoconto dei soviet.
Però, sull’esempio di Marine, non si perde occasione per dichiarazioni che possano entusiasmare l’Anpi. Forse con la speranza di ottenere qualche poltrona anche in quell’associazione. Si guarda, con disgusto e disprezzo, al passato per evitare la fatica di pensare a come affrontare il futuro. Tanto con i sondaggi non si governa ed una sterile opposizione permette di piazzare tanti amici sulle poltrone che garantiscono lauti introiti a fine mese.