La confusione è grande sotto il cielo italiano. E come diceva il presidente Mao, la situazione è eccellente. O forse no, forse è davvero troppo ingarbugliata
Daniela Santanche’, approdata in Fratelli d’Italia dopo tanto peregrinare nei diversi partiti, va in tv e si scontra con Diego Fusaro, secondo le etichette filosofo neo marxista.
Già l’idea di un confronto tra un filosofo e la pitonessa delle varie destre appare un po’ fuori luogo, un esempio di cattivo gusto da parte di chi ha invitato Santanche’ o di chi l’ha inviata in rappresentanza di un partito, Fratelli d’Italia, che aveva sempre rivendicato un’anima sociale. Un’anima che poco avrebbe a che fare con la pitonessa ma, appunto, la confusione è grande sotto il cielo e nei partiti.
Così capita che, di fronte alle affermazioni di Santanche’, il popolo della destra si ritrovi a parteggiare per Fusaro. E forse è poco sorprendente. Perché Fusaro, torinese, ha avuto come maestro e punto di riferimento Costanzo Preve, proprio come un altro filosofo neo marxista, l’astigiano Paolo Borgognone. Più complicato Fusaro, più facilmente affrontabile Borgognone, spiccatamente filo sovietico e, per li rami, ora filo russo.
Paradossale che il popolo di destra sia schierato con personaggi etichettati come marxisti anche se “neo”? Per nulla. Perché già Preve era stato particolarmente amato dagli intellettuali schierati sul fronte della destra radicale. Solo che non se n’era accorto nessuno perché la destra politica vede i propri intellettuali come il fumo negli occhi e gli intellettuali di altra area come nemici portatori di virus strani.
Così gli immensi libri di Borgognone, centinaia e centinaia di pagine ogni volta, ma con “L’immagine sinistra della globalizzazione” si sono superate le mille pagine, vengono pubblicati da un editore della sinistra più ortodossa e letti da eterodossi di destra.
Ed è interessante che proprio Torino sia la sede di questi curiosi incontri, intrecci, rielaborazioni.
Marx convive con il comunitarismo e con il sovranismo, i comunisti più seri denunciano, riprendendo proprio Marx, le politiche migratorie come tentativi di creare un esercito industriale di riserva per annientare i diritti e ridurre i salari. E si ritrovano a fianco dei nemici di un tempo. Un tempo sempre più lontano.
Succede a Torino, dove il sistema di potere è stato sconfitto e si è immediatamente riaggregato intorno ai vincitori. Ma dove ci sono spazi di analisi e di nuove sintesi lontani dai palazzi della cultura ufficiale, quella del pensiero unico obbligatorio.