Parliamo di Marx. Di Karl Marx, ıntendo… E preciso perché non ci si confonda con Groucho, il grande comico – ma più corretto sarebbe dirlo umorista – per il quale ho sempre nutrito una spiccata simpatia.
Non così per Karl, il vecchio barbone di Treviri. Che, anzi, mi è stato a lungo antipatico forte. Non tanto per sua colpa, ad onor del vero, quanto per i suoi zelanti apologeti e fanatici seguaci. Che, come sempre accade, fanno un cattivo servizio al loro maestro. È accaduto con Christo, vuoi che non accadesse, fatte le debite proporzioni, anche a Marx?
Comunque, anche quando superai la ripulsa che mi suscitavano i tanti marxisti immaginari (e opportunisti) della mia generazione, e Marx cominciai a leggerlo davvero, non mi convinse mai del tutto. Certo, la sua analisi, sopratutto delle strutture economiche, era poderosa. Ma mi sembrava, sempre, che mancasse qualcosa,… come se di una bella donna – e mi scuso per il paragone, ma al vecchio Karl sono sicuro che non dispiacerebbe – uno guardasse solo i piedi. Che potranno essere perfetti, per carità, ma andrebbero visti nell’insieme. Altrimenti si cade nel feticismo. E poi all’analisi dei problemi non mi sembravano corrispondere mai delle risposte o proposte delle soluzioni concrete. Limite mio, per carità… Tuttavia nella storia dell’URSS e paesi socialisti mi sembra di vedere qualche conferma ai miei dubbi.
Però, ora, mi capita sott’occhio, per caso, un passo dei suoi Manoscritti filosofici che, devo dire, mi sorprende. Anzi per rubare le parole ai miei coatti, che è…davvero forte.
Un brano in cui Marx si cimenta con un archetipo della nostra cultura. La figura dell’Avaro. Che è, poi, una delle grandi maschere del Teatro. A partire dall’Aulularia di Plauto. Di lì viene l’Arpagone di Molière, il Todero goldoniano, lo Scrooge del Cantico di Dickens. Sino al Paperon de’ Paperoni, l’Uncle Scrooge inventato da Carl Barks per la Disney….
Ma l’archetipo è lui. Euclione. Che è nome costruito su un etimo greco: colui che è chiuso al bene. Perché il nostro, tutto preso dall’avidità, non riesce ad apprezzare alcun bene della vita.
E qui salta fuori Marx.
Che fa dell’Avaro il paradigma di un capitalismo volto solo ed esclusivamente ad un accumulo di ricchezza. Di oro. Di denaro. Ossessivo. Paranoico. Incapace di concepire altre dimensioni della vita. Altre forme, se vogliamo di ricchezza. E qui mi sorprende. Perché arriva a dire che l’avidità di ricchezza rende ciechi alla bellezza. Distrugge il senso estetico. Sordi alla musica. Ottusi all’amore. Incapaci di vivere, in sostanza. E quindi miserabili umanamente. Nemici degli altri, e nocivi a se stessi.
Mi sembra quasi di sentire risuonare la voce di Pound.
“… con l’usura non vi è chiesa con affreschi di Paradiso /arpe e liuti/e l’annunciazione dell’Angelo con le ali sbalzate…”
E, a ben pensarci, che bellezza hanno mai creato gli speculatori, o, se vogliamo, i turbo-capitalisti che dominano la scena mondiale, danno ordini a governi corrotti, provocano la rovina sociale di interi popoli… Che opera d’arte, musica, poesia dobbiamo ai Bill Gates, ai Soros, ai volti oscuri di Black Rock?
Passano per filantropi, ma la loro vita è solo protesa all’accumulo di ricchezza. Inutile perché a nulla serve se non a dare a chi la possiede una cupa, onanistica soddisfazione. Un capo del Cartello di Medellin ha più senso del bello, e rispetto della civiltà di questi signori davanti ai quali si inchinano fantocci di governanti e parodie di leader religiosi.
Non vi è alcuna grandezza in loro e nel loro agire. Neppure demoniaca. Solo la mediocrità dell’avaro. E la possessione di Mammona, il più sordido fra i demoni…
Dante non li precipiterebbe nella Caina. Li lascerebbe lì rannicchiati, sul sabbione rovente. Sotto la pioggia di fuoco. Tra gli usurai. Che comunque erano ancora migliori di loro. Visto che uno, citato da Dante, è il padovano Scrovegni. Per espiare i suoi peccati, fu eretta la Cappella affrescata da Giotto.
Di costoro resteranno solo i conti in qualche paradiso fiscale. E le rovine di tutto ciò che stanno distruggendo per la loro avidità.
Marx, in questo, ci aveva visto decisamente bene.