Prigozhin fa il pazzo per 36 ore o poco più. Minaccia sfracelli. Marce su Mosca, massacri e guerra civile.
Poi, un paio di incontri, una chiaccherata col vecchio Lukaschenko, si scusa, si ritira, sparisce dalla scena con la sua PMC Wagner. Ovvero 25.000 uomini armati sino ai denti.
Un golpe – e di questo si è parlato in queste ore con sempre maggiore insistenza – davvero strano. Che soltanto i Media occidentali hanno salutato con entusiasmo, vedendovi la fine di Putin e, in buona sostanza, della potenza russa. Tanto che Prighozin, fino al giorno prima descritto come un bieco macellaio nazista, sembrava, in queste ore, diventato un campione della libertà e della democrazia.
Poi, naturalmente, la delusione. Espressa con volto attonito, dal presidente ucraino Zelenski. “Ma come? Si è fermato? E perché? Non si fa così… non vale…”
E i commenti dei grandi Media occidentali, con i loro esperti (?), che già davano per spacciato Putin, sconfitta la Russia, vinta una guerra assurda….
Nessuno, o quasi, a chiedersi cosa si muovesse dietro al Cuoco. E quali sarebbero state le conseguenze, sul piano internazionale, della sua presa di Mosca. Con il più grande arsenale nucleare del mondo nelle mani di una Compagnia di Ventura.
Va bene la propaganda… va bene il principio che “il nemico del mio nemico è mio amico”… va bene tutto… ma una tale inconsapevolezza appare solo cialtronesca.
Voci fuori dal coro. Il Presidente serbo Vucic. Che ha decisamente puntato il dito contro i servizi britannici. E dichiarato che mai e poi mai avrebbe in qualche modo avvallato un’operazione destinata a gettare l’intero mondo in una situazione di pericolo e caos.
E, poi, Scott Riddle. L’ispettore delle Nazioni Unite che aveva cercato di fermare la seconda guerra in Iraq. Denunciando come pretestuose le accuse a Saddam di possedere “armi di distruzione di massa”.
È stato anche più preciso del Presidente serbo. Operazione dell’MI6 britannico, con l’appoggio di oligarchi economici russi che vorrebbero scalzare Putin.
Promessa a Prighozin del comando sulla Russia. O su ciò che ne sarebbe rimasto.
Resa alle pretese di Kiev.
Un piano, se davvero era tale, estremamente fantasioso. Che lascia alquanto perplessi. Anche perché, il Cuoco, dopo oltre un mese di dichiarazioni sempre più virulente, quando si è mosso ha fatto ricorso, o potuto fare ricorso, solo a 5000 uomini. Meno di un quinto di quelli che formano la Wagner. Evidentemente i pochi su cui pensava di poter contare. E, non appena si è reso conto che non vi era nessuna insurrezione popolare contro Putin, che era stato mandato al macello, è venuto a ben più miti consigli. Sparendo rapidamente dalla scena.
Dove sia, ora, è un mistero. Dicono in Bielorussia. Ovvero ospite del più stretto alleato di Putin. Lukaschenko.
E in Bielorussia si sarebbe trasferito anche il grosso della PMC Wagner. La domanda è: a che fare? Visto che Minsk, almeno formalmente, non è in guerra con Kiev. E i “musicisti” sono una Compagnia di Ventura. Se non fanno la guerra, non servono.
Si avanzano una ridda di ipotesi. Prighozin è stato “comprato” dai servizi inglesi. Ma poi si è reso conto che era un gioco illusorio. E che sarebbe andato al macello. Facendo una, fulminea, marcia indietro.
La Wagner potrebbe venire smembrata. Il grosso assorbito, con uno status da definire, dalle forze armate russe o da altre Compagnie private. Quelli troppo compromessi, amnistiati, e trasferiti in Africa. Dove sembra che Prighozin abbia notevoli interessi.
Però sono, come dicevo, solo ipotesi. Più o meno campate in aria. E il sospetto che si sia trattato solo di una farsa, una messa in scena ad uso degli occidentali, resta. E diventa più forte man mano che passano le ore.
Maskirovka, la si definisce in russo. Ed è una ben precisa strategia militare, che è stata sovente adottata nel periodo sovietico. Di cui Putin e i suoi serbano un ben preciso retaggio.
Di fatto queste 36 ore di, apparente, caos, non hanno rappresentato alcun vantaggio per le forze di Kiev. Anzi…
Tutti concentrati su quanto avveniva a Rostov, nessuno si è accorto che la famosa “controffensiva” Ucraina è, di fatto, fallita. E che i russi sono passati all’attacco in più di un settore del fronte. Non proprio il comportamento di un esercito allo sbando, con le retrovie preda di golpe e minaccia di guerra civile.
It’s the Geography, Stupid! Potremmo dire, sfruttando la falsariga del vecchio motto di Bill Clinton.
Perché, alla fin fine, nelle guerre, e non solo, ciò che conta è la Geografia.
E la semplice lettura di una carta geografica, ci mostra una cosa.
La Wagner, se davvero è in Bielorussia, si trova ora a meno di 100 chilometri da Kiev. Mentre l’esercito russo ha ripreso ad avanzare dalla direzione del Donbass.
E questo giocando d’anticipo sulla, strombazzata, grande manovra aerea NATO in Germania. Che avrebbe dovuto servire a dare, indirettamente o direttamente, copertura aerea all’Afu, che soffre pesantemente il dominio russo dei cieli.
E in grande anticipo sullo schierarsi ai confini russi di almeno 300.000 soldati NATO. Annunciato da Stoltenberg, come deterrente alle ambizioni espansionistiche di Mosca.
Come ho già scritto, non ho la sfera di cristallo. Raccontare di palle, di vetro o meno, è mestiere di altri. Che scrivono sui grandi quotidiani allineati.
Io mi limito a guardare la carta geografica. Fatelo anche voi.