Ieri, su Electomagazine, il nostro Ferma ironizzava su questa ventata di aria nuova ai vertici del Paese: Mattarella riconfermato al Quirinale, Draghi alla guida del governo e Giuliano Amato alla presidenza della Corte Costituzionale. Una curiosa idea di ringiovanimento, di ricambio generazionale. E se per i primi due potevano esistere dei falsi alibi, per l’ottantatreenne Amato non ci sono neppure quelli. L’uomo definito “dottor sottile”, ma così sottile da riuscire ad infilarsi nottetempo nei conti correnti degli italiani; il politico così acuto e sottile da non essersi accorto – pur governando fianco a fianco con Craxi – di ciò che stava succedendo accanto a lui. E, per tutto questo, premiato con la presidenza della Corte Costituzionale.
No, non è un Paese per giovani, l’Italia. Però sono tutti capaci di frignare per una fuga inarrestabile di giovani cervelli. Una fuga che la gerontocrazia non riesce a spiegarsi. In realtà se la spiega benissimo e ne è pure felice. Più cervelli giovani emigrano e più le vecchie cariatidi mantengono il potere. Senza contrasti, senza concorrenza.
D’altronde è un atteggiamento comprensibile. Perché bisogna evitare il rischio che giovani cervelli siano pericolosi portatori sani di nuove idee. Potrebbero addirittura mettere a rischio la sopravvivenza di antichi rituali della politica, con le celebrazioni scontate, le immancabili corone di fiori, i gesti ripetuti sino alla noia.
Questa Italia è costretta a rifugiarsi nel passato non avendo nulla da proporre per il presente e tantomeno per il futuro. Per una politica ambientale ha dovuto attendere che arrivassero gli ordini dei pupari americani attraverso una ragazzina scandinava ignorante. La culla del Rinascimento si è trasformata nel reparto di malati terminali.
Ma se la gerontocrazia ha indubbie responsabilità, è anche vero che è mancata l’alternativa giovanile. Il potere si conquista, non lo si ottiene in regalo a Natale insieme all’ultimo modello di smartphone. Invece si è preferito emigrare, alla ricerca di lavori più retribuiti e più consoni alle proprie competenze. Oppure si è rimasti a casa cercando di integrarsi nella routine della retorica, dei falsi miti, del banale tran tran quotidiano. “Stai al tuo posto e non sporcare, prima o poi verrà il tuo momento”. Meglio poi. Però, affinché venga il tuo momento, devi dimostrare ogni giorno di aver accettato il tuo ruolo di servo ubbidiente e silenzioso. Devi restare nei margini, non devi uscire dagli schemi che la gerontocrazia ha predisposto proprio per te.
Devi cantare ciò che piace a loro, devi fingere di essere trasgressivo ma restando sempre politicamente corretto. Devi protestare contro ciò che ti indica il regime: i nemici te li scelgono i gerontocrati, mica puoi decidere tu. Puoi occupare gli edifici solo se ti allinei, così non dai fastidio e dimostri che esistono ancora spazi di libertà.
Ma, soprattutto, devi evitare di dimostrare di essere bravo, competente, professionalmente migliore di chi ti ha preceduto. Perché se no, come si può giustificare la scelta di Amato?