L’ho fatto per difendere i risparmiatori italiani. La scusa utilizzata da Sergio Mattarella per giustificare il veto contro il candidato al ministero dell’Economia indicato dalla Lega e sostenuto anche da 5 Stelle e Fdi, è semplicemente indecente.
Perché Mattarella era rimasto tranquillo e indifferente di fronte al massacro dei risparmiatori di Banca Etruria o di un paio di istituti di credito veneto. Muto. Ora però, di fronte al rischio di un governo che non gli sarebbe piaciuto, il presidente della repubblica parlamentare italiana decide che i nomi dei ministri devono essere indicati da Bruxelles e approvati da Berlino.
Non proprio una grande dimostrazione di coraggio, di indipendenza, di rispetto per il voto popolare. Inutile lamentarsi per l’astensionismo di fronte ad un comportamento di questo tipo ed alla negazione di ogni ruolo della democrazia.
Le prospettive non sono incoraggianti. Se le scelte ed i programmi del prossimo governo italiano, affidato magari a Cottarelli, devono rispettare gli ordini di Berlino e del Fmi, si andrà incontro a nuove tasse, ad un taglio delle pensioni, ad un aumento del precariato, alla patrimoniale. Sono le indicazioni già fornite nei mesi scorsi.
Non proprio l’ideale per far crescere un sentimento europeo.
Perché è vero che l’Italia ha un debito elevato, ma non è con la macelleria sociale che si fa crescere un Paese e lo si mette in condizione di ridurre il debito.
Ed è paradossale che la destra estrema, favorevole all’Unione europea a guida tedesca, sia schierata con Alba dorata che, in Grecia, lotta contro le imposizioni di Berlino e della Troika che affamano il Paese. Mentre a Berlino si incarcera una anziana signora colpevole di non accettare il pensiero unico obbligatorio.
Quanto alla Germania, non può pensare di avere un ruolo egemonico in Europa facendo la guerra ai popoli europei.
Qualcuno ipotizza che Lega e 5 Stelle siano stati guidati da consulenti americani che spingono per la dissoluzione dell’Unione europea in modo da eliminare il più pericoloso concorrente economico degli Stati Uniti.
Se così fosse, il principale contributo a questa strategia sarebbe arrivato proprio dall’ottusità di Berlino. Che senza Ue e senza euro si ritroverebbe con un marco molto più forte, rivalutato e, di conseguenza, con una economia molto meno competitiva. Quello che era successo al Giappone, obbligato a rivalutare dagli Usa e finito in una lunghissima fase di stagnazione.