Matteo Renzi ha alzato la posta. E ha continuato a farlo sino a quando non ha spazzato via il lìder minimo in attesa di completare la distruzione dei 5 Stelle. Non era un bluff e qualcuno lo aveva capito. Non tutti, neppure in molti. Lo ha capito Di Battista, che è un frequentatore del mondo e, dunque, ha una visuale maggiore rispetto ai suoi sodali pentastellati. Lo hanno capito al Pd, dove le tradizioni di obbedienza a Mosca trasformate nel servilismo nei confronti di Washington, consentono ai meno giovani di comprendere le dinamiche complessive. Probabilmente lo ha capito anche il sultano di Arcore, anche se il suo ego gli impedisce ancora di lasciare Forza Italia in eredità al bugiardissimo toscano.

Tutti loro sanno che Renzi non sta giocando una partita in solitaria. Certo, mentre c’era si è impegnato anche per garantire un ruolo all’amata Maria Elena Boschi (che peggio di Gualtieri non sarebbe). Ma la partita è ben altra. E lo ha spiegato perfettamente Franco Cardini, amico personale di Renzi ma politicamente sul fronte opposto. “Io sono europeista e socialista”, spiega il maggior medievista italiano che è anche direttore editoriale del think tank di politica internazionale Il Nodo di Gordio, dunque con una visione del mondo da una finestra privilegiata. Mentre il bugiardissimo è al servizio dei poteri forti di Washington. E la sua ultima marchetta in Arabia Saudita non era solo un comodo espediente per far soldi, ma seguiva anche e soprattutto le linee guida della politica estera dei dem Usa.

Cardini, a differenza di Augias, conserva la totale lucidità nonostante l’età che avanza. E pur non scrivendolo esplicitamente, fa chiaramente intuire gli effetti di una vittoria di Renzi, che può passare anche attraverso un incarico a Draghi. L’Italia diventerà l’avamposto della politica estera statunitense in Europa, in Africa ed anche nel Vicino Oriente. Una crepa nella costruzione dell’Europa, una zavorra per qualsiasi sogno di indipendenza del Vecchio Continente da Washington.
Mentre l’asse franco-tedesco tenta di garantire un ruolo all’Europa giocando – non sempre con i risultati sperati anche perché le tattiche sono spesso sbagliate – sui tavoli di Mosca e Pechino, l’Italia si ritroverà a lottare contro l’idea di un esercito europeo e per proseguire con l’asservimento alla NATO. Ci ritroveremo in prima linea contro i diritti della Siria, contro la volontà di libertà da Riad degli yemeniti, contro il diritto di esistere dei palestinesi. Saremo in prima linea per boicottare l’Iran mentre le multinazionali statunitensi, che ci impongono il boicottaggio, continueranno a violarlo ricorrendo alle solite triangolazioni.

Italia sempre più colonia. Per la felicità di quel centrodestra che non ha mai smesso di inginocchiarsi di fronte al padrone americano. Il centrodestra con le spillette della bandiera americana, che ostenta espressioni in slang newyorkese per far sapere di aver viaggiato ma che sceglie sempre e soltanto gli Usa come modello. In perfetta sintonia con il Pd, con la Bonino. Il male americano dilaga. Come e più del virus.