Cari lettori,
prosegue la mia rubrica dedicata all’Arte e oggi vi presento un artista che in verità non ha bisogno di presentazioni, in quanto una delle figure più innovative dell’arte contemporanea italiana: Max Petrone.
Personaggio eclettico, impulsivo ed anticonvenzionale Max si è dedicato fin dall’infanzia all’arte: insomma la più classica delle storie che iniziano con il “ma quanto è bravo a disegnare?”. Frequenta il liceo artistico ‘Cottini’ di Torino e successivamente l’‘Accademia Albertina di Belle Arti’ con indirizzo pittura, sempre nella capitale sabauda. Max, però, non porterà a termine il percorso all’Accademia e al contrario di ciò che si potrebbe pensare, per lui non è stata una scelta sofferta. Viveva e vive tutt’oggi con la “scimmia del fare” (come è solito dire) ovvero quella voglia incontenibile di buttarsi il prima possibile nel campo lavorativo e creare più opere possibili.
E’ un’artista che ama vivere la giornata, che non si sofferma più di tanto a pensare a ciò che andrà a creare, ma si fida del suo istinto; non è sicuro su cosa accadrà, ma accoglie tutto ciò che arriva. Questa a mio avviso è una peculiarità che lo rende ancora più interessante e allo stesso tempo misterioso.
Le sue opere rappresentano in tutto e per tutto la sua figura, il suo ego e la sua anima. I tratti sono forti, decisi e di impetuoso impatto così come i tratti che lasciano trasparire perfettamente la sua tecnica sopraffina.
L’artista raccontandosi ci trasmette un grande insegnamento che è quello di credere in sè stessi e di coltivare i propri talenti con passione e al tempo stesso tanta umiltà, solo così si possono raggiungere grandi risultati.
Il bambino che sapeva dipingere è diventato grande… un grande artista.
Buona lettura.
B: Come nasce la tua arte?
MP: Ho sempre avuto questa passione fin da bambino e mi sono dedicato all’arte fino ad oggi, non ho mai intrapreso strade diverse nel corso della mia vita… così come non ho mai pensato di fare altro… per utilizzare una celebre frase di Nietzsche declinata all’arte “la pittura e la creatività è l’unica cosa in cui io sono possibile.
B: Descrivi la tua arte con un aggettivo
MP: Dico sempre che “faccio arte crossover” è una unione e commistione di tanti generi, sono una persona molto istintiva, faccio quello che mi pare in base allo stile che decido di usare, non ne ho uno specifico.
B: Qual è l’esperienza che ti ha permesso di crescere maggiormente?
M.P.: Devo ancora crescere, ad essere sincero, sicuramente il fatto di lavorare per conto proprio in studio e affrontare diverse tematiche ha influito sul mio percorso di crescita… percorso che però è in continua evoluzione.
B: Che temi affronti e che messaggio vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
MP: I temi che affronto fanno parte della mia mentalità e del mio immaginario, tutto quello che dipingo riguarda il mio background personale, non ho un messaggio preciso, ogni mia opera ha un messaggio diverso, ogni collezione vuole trasmettere un insegnamento nuovo.
B: Quali sono gli artisti del passato che sono stati fonte di ispirazione per te?
MP: Finchè ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti c’erano degli artisti che mi piacevano, dopodichè ho preferito staccarmi, non mi è mai piaciuto osservare troppo il lavoro degli altri, mi sono concentrato su me stesso, sul mio stile e sulla mia arte che è unica e quindi mi identifica. Ho amato molto i classici ad esempio Picasso e infatti ho realizzato “Guernica 3000” durante il periodo di lock down nel 2020 proprio ispirandomi a questo riferimento miliare del mondo artistico. Sono però consapevole del fatto che vuoi o non vuoi tutti gli artisti si contaminano prima o poi tra di loro, ci sarà sempre inconsapevolmente una fonte di ispirazione comune.
B: Che caratteristiche devono avere i soggetti che ritrai?
MP: Io prediligo la figura femminile che risulta raffinata a livello estetico, però comunque al netto di ciò i personaggi che ritraggo sono quasi tutte persone che ho conosciuto, con cui mi interfaccio e che mi hanno trasmesso qualcosa e hanno fatto parte del mio vissuto personale.
B: Che tecnica utilizzi?
MP: Uso la tecnica mista, olio oppure spray dipende dal momento, come ti dicevo sono impulsivo a seconda di ciò che devo creare uso una tecnica diversa.
B: Come ti senti quando crei?
MP: Sono venale, non pondero più di tanto sentimenti e situazioni: sono un artista istintivo, ho notato che tutte le volte in cui ho pensato ripetutamente alla creazione di un’opera poi non riuscivo bene a realizzare il lavoro, poi per carità c’è sempre un minimo di studio dietro. C’è una grande tecnica che ho appreso nel tempo grazie ai miei professori dell’Accademia che mi hanno insegnato molteplici nozioni valide ed interessanti, però la realizzazione vera e propria non ha uno schema predefinito.
B: Che categoria di pubblico si interessa maggiormente alla tua arte?
MP: La categoria di pubblico è vasta si passa dai più giovani per poi arrivare alle persone più vissute, diciamo che dai 20 ai 70 anni che ricoprono i ruoli sociali più disparati, anche i miei diversi generi attirano un pubblico polivalente: il medico, l’amatore, l’avvocato, il collezionista, chi non capisce nulla di arte ma è attratto dall’immagine oppure dai colori.
B: Quando ti sei sentito un artista a tutti gli effetti?
MP: Non mi piace dirmi da solo che sono un artista, solitamente me lo dicono gli altri. Non c’è mai stato un giorno in cui io mi sia posto questa domanda perché come dicevo nelle affermazioni riferite alle domande precedenti mi occupo di arte fin da bambino.
B: A quale opera tra quelle che hai creato sei più affezionato e perché?
MP: Beatrice ti dico la verità, la mia produzione è talmente vasta che ogni volta in cui creo qualcosa di nuovo automaticamente diventa la mia preferita perché rappresenta uno stato d’animo e un momento della mia vita.
B: Gli artisti più innovativi al momento chi sono? Regalaci dei nomi.
M.P: Sono io ovviamente! ah ah ah!.
B: Cosa pensi degli NFT?
M.P: Non ho una visione negativa, quest’anno ho avviato un progetto con due gallerie milanesi, ma penso che riguardi più gli investimenti che il futuro dell’arte stessa, per me l’arte sarà sempre un procedimento manuale non ascrivibile al metaverso che non si conosce del tutto. Le opere si ammirano nei Musei in una realtà concreta.
B: Mi racconti la tua esperienza ad Art Basel?
M.P.: Non sono andato propriamente ad Art Basel, mi sono recato per la prima volta a Miami in concomitanza di questo evento perché ho realizzato con la mia Crew un’opera a Wynwood per il Graffity Museum. Il Wynwood Art District è uno dei siti più popolari da visitare nel cuore di Miami. Mi ha trasmesso tantissimo questa esperienza.
B: E’ stato difficoltoso affermarsi nel panorama artistico torinese?
MP: E’ ancora difficile tutt’ora perché Torino a mio avviso è una bellissima base per creare però a livello di sviluppo è ancora basata su correnti artistiche passate e non molto avanguardistiche. Nel capoluogo ho avuto il mio spazio ed ho creato moltissime opere, ma secondo il mio parere e per quanto mi riguarda il futuro è fuori da questa città.
B: Progetti futuri?
MP: E’ tutto in divenire come la mia Street Art!