Pier Silvio Berlusconi non crede nell’informazione. D’altronde lui non ha velleità politiche. Lui pensa agli affari. Ha visto che i Tg di Rete 4 e di Italia 1 costano ma non hanno ascolti decenti. Dunque li chiude. Resterà il Tg5, che garantisce a Mediaset il sostegno del Pd, mentre sulle altre reti sarà Tgcom24 a fornire l’informazione uguale per tutti, comprese le tante radio del gruppo berlusconiano. Ed anche l’informazione sportiva verrà tagliata. Inevitabile, dal momento che il campionato di calcio è emigrato altrove, che moto e F1 sono su altri canali, che il Milan è passato di mano.
Per accontentare il sultano di Arcore non mancheranno le interviste zerbinate – come ormai si usa pressoché ovunque – sia in tv sia in radio e sul quotidiano di famiglia che continua a perdere copie grazie alla linea governativa.
Pier Silvio, da ottimo manager, si è reso conto che il pubblico – soprattutto quello più giovane – non legge i giornali cartacei e segue sempre meno l’informazione televisiva. Compresa la disinformazione dei pollai sempre più disgustosi e faziosi dove ruotano i soliti noti per garantire una comunicazione politicamente corretta e che non esce dai limiti del pensiero unico obbligatorio. Non è solo un problema Mediaset. Giornalisti come Matano e Zazzaroni hanno deciso di riconquistare popolarità dedicandosi a Ballando con le Stelle su Rai 1 (ed il primo ha raddoppiato con La vita in diretta), Cecchi Paone facendo il fuffologo.
Dunque perché sprecare denaro per qualcosa che non funziona e che rischia di creare nemici? Tra l’altro il progetto di sviluppo europeo di Mediaset avrà bisogno di non avere nemici in giro per il Vecchio Continente e, di conseguenza, si deve evitare in ogni modo di fornire ai telespettatori delle informazioni magari vere ma che infastidiscono i poteri forti nei diversi Paesi.
Così come si deve evitare di far innervosire gli investitori pubblicitari. Le grandi Marche sfornano spot con famiglie omosessuali, con figli di diversi colori? Ed allora il Tg5 ed i programmi di maggior successo devono essere infarciti di discorsi immigrazionisti, di interviste ad esponenti delle minoranze etniche e sessuali.
D’altronde Salvini e Meloni non hanno mai osato lamentarsi con il loro alleato Silvio, quando contava ancora qualcosa, per la faziosità del Tg5 e dei programmi Mediaset; a maggior ragione non potranno dir nulla a Pier Silvio che non è un politico e che si è sempre mostrato molto lontano dalle destre in qualsiasi forma si presentassero.
Una strategia assolutamente legittima, quella di Mediaset. Una rassegnazione totalmente stupida, quella delle destre. Che sono rimaste a guardare senza creare qualcosa di alternativo nell’ambito dell’informazione. Tutt’al più micro iniziative locali, senza neppure la voglia o la capacità di far rete. Ed ora si ritrovano pure senza l’alibi – perché solo di alibi si trattava – dei tg minori di Mediaset e dei (pochi) lettori del Giornale.