Parlare della guerra è qualcosa che, oggi, viene ritenuto poco opportuno. Politicamente scorretto, verrebbe da dire. Importuno. Perché, a parole, tutti, proprio tutti (con ben rare eccezioni) sono per la pace. Perché la Pace, ririgorosamente con la maiuscola, è bella, la Pace è il fine dell’uomo e dell’umanità. La guerra, con la minuscola, qualcosa di bestiale, ferino… Ma…
Ne siamo proprio sicuri? Gli animali non sanno cosa sia la guerra. Certo, possono essere feroci… possono sbranare ed uccidere per fame o per proteggersi… ma la guerra, e i fini della guerra, contro i loro simili, contro gli appartenenti alla loro stessa specie, semplicemente la ignorano.
La guerra l’ha inventata l’uomo. Secondo gli antropologi e i paleontologi più di 13.000 anni fa. Con il nascere, e il crescere, delle prime comunità che non fossero solo piccoli gruppi dediti alla mera sopravvivenza.
Non so se sia vero… ma so che tutta la storia, o le storie che conosciamo, che ci sono state tramandate e sono giunte sino a noi, sono racconti di guerre. Intervallate, certo, da momenti di pace. Ma se provate a fare un poco i conti, vi renderete facilmente conto che non si è trattato che di pause. Più o meno brevi.
I greci dicevano che tutto è dominato dal pòlemos. Da Eraclito a Platone, ed oltre, pòlemos ha assunto un significato filosofico via via più complesso. È divenuto elemento fondante del ragionamento.
Ma pòlemos significa, innanzitutto, Guerra. E nel mito, che precede immaginativamente lo sviluppo della speculazione razionale, era una precisa entità spirituale. Un dàimon, che infestava i campi di battaglia. E, in una visione enoteistica, uno degli epiteti, quindi dei volti, di Ares.
Che, a differenza del Marte romano – padre, e protettore dei campi e della città – era un Dio crudele. Spietato. Che si cercava di placare. Temuto e non amato. I suoi scudieri erano Deimos e Fobos. Paura e spavento. I suoi cavalli si cibavano di carne umana.
Forse per questi sono pochi i miti narrati su Ares. Non era Dio per i racconti. Il suo nome si sussurrava con timore. Solo gli Spartani lo invocavano a gran voce, prima di scendere in battaglia.
La Guerra, Ares, è brutale. Ma è connaturata all’uomo. Fa parte della sua natura. Della nostra Natura.
Al di là di tutte le belle frasi contro la guerra, di tante filosofie e di tante, purtroppo, ipocrisie, che esaltano la pace, la guerra resta qualcosa di fondante della nostra società. E un carattere precipuo della nostra specie.
Con tutto ciò la guerra non ci ha annientati. Anzi, paradossalmente, la nostra civiltà è cresciuta, e si è raffinata proprio con la guerra.
Perché gli uomini, nei secoli, hanno sempre saputo – per quale strana intuizione, non saprei dirlo – che la guerra andava in qualche modo regolata. Disciplinata. Per evitare che divenisse solo distruzione. E che portasse all’estinzione della specie umana.
Le regole di guerra, l’etica dei cavalieri antichi, dei samurai, la disciplina militare hanno avuto questa funzione. Hanno impedito che il guerriero, poi il soldato, si degradasse a bruto omicida.
Il pericolo oggi è proprio la perdita, l’oblio, di questo senso etico della guerra. Che, in passato, ha in genere permesso che, conseguendo un risultato, si cercasse di trovare una soluzione politica. Deponendo le armi.
Ma nell’ultimo secolo abbiamo visto crescere un atteggiamento diverso.
Il nemico va annientato. E cancellato dalla vita e dalla storia.. il nemico è il male assoluto. E la nostra, quella della nostra parte, non è una ragione. O un interesse. È l’unica ragione, l’unico interesse legittimo.
Altro paradosso. Non si sono mai fatte tante guerre, e così devastanti e distruttive, come ora. E mai come ora le si è fatte in nome della pace, della libertà, della giustizia. Del bene universale dei popoli.
Da vecchio scettico, ho sempre guardato con sospetto, e preoccupazione, all’insorgere di un pacifismo… assoluto. Vi ho sempre visto una sorta di tabe. Di malattia. Volere la Pace perfetta ha sempre fomentato molte guerre. E guerre di una ferocia mai vista prima.
Il senso di questo pezzo? Beh, anche se probabilmente non ci crederete, è una riflessione notturna, alquanto insonne, su ciò che sta avvenendo in questi giorni. E su ciò che, purtroppo si profila. L’Ucraina… e non solo….