Gian Luca Campagna è davvero irrefrenabile. Non avevamo ancora avuto il tempo di finire di apprezzare il suo “La scelta della pecora nera”, uscito lo scorso anno per le Edizioni Historica, che già ci ritroviamo tra le mani il suo nuovo lavoro “Mediterraneo Nero”, uscito appena qualche settimana fa (Mursia, pp.278, €17,00).
Il protagonista di questo nuovo giallo è Francesco Cuccovillo, un reporter fuggito da Bari per approdare ad un quotidiano romano. Il padre di un suo amico d’infanzia gli affida una misteriosa lattina di Coca Cola con l’incarico di consegnarla ad un ingegnere che lavorava per un industria pugliese responsabile della morte di diversi operai. Del manager si sono perse le tracce da tempo e Francesco non ne conosce neppure il nome. Ma la promessa fatta ad un anziano in punto di morte lo vincola in un impegno d’onore. Così si avventura in una torbida vicenda nel corso della quale si imbatterà in oscure vicende legate allo smaltimento clandestino di rifiuti tossici, a carrette del mare affondate nel Mediterraneo, a complicità fra criminalità organizzata, politici corrotti, colletti bianchi senza scrupoli, imprese piccole e grandi impegnate in attività di supporto ad attività criminose, e così via.

Alla sua vicenda si intrecciano quelle di un disperato senegalese approdato a Lampedusa sulle vie dell’immigrazione clandestina, e di una prostituta in cerca di vendetta.
Insomma un menù narrativo ricco e complesso che, ancora una volta, ci tiene inchiodati alla pagina senza darci un attimo di tregua.
Ma il pregio di questo romanzo è anche un altro. Ed è la dimostrazione che per parlare, e raccontare, del dramma dei disperati che si affidano ai barconi per attraversare il Mediterraneo nei viaggi della speranza o di amori non eterosessuali, non è per forza necessario far parte della folta schiera degli adepti del Pensiero Unico Obbligatorio. Anzi se ne può, e se ne deve, parlare anche se da quella “Eletta Schiera” ci si vuole tenere ben separati.
In questo modo l’autore, come era già successo in altri suoi libri, riesce a trasformare un thriller in un atto di denuncia sociale e politica. Certo, la vicenda narrata è frutto di invenzione. Ma la verità sugli intrighi criminali che hanno coinvolto e legato tra loro mafia, politica e imprenditoria affiorano in ogni pagina.
“La verità – dice Campagna – per trionfare si deve intrecciare con la menzogna. Solo così può vincere”. Un’affermazione che, per l’autore, è diventata un marchio di fabbrica e una missione. Mescolare la denuncia delle brutture e dei crimini che di solito restano ignoti al grande pubblico, presentandole in una veste che sia gradevole alla lettura come può essere un romanzo di genere.