Pinglu. È il nome del nuovo, colossale, canale artificiale che la Cina sta costruendo nel Sud del Paese per migliorare la logistica e favorire un ulteriore sviluppo nei rapporti commerciali con i Paesi Asean. Un’opera al cui confronto il ponte sullo stretto di Messina appare poco più di un gioco per bambini. Sono più di 130 km di canale in grado di ospitare navi sino a 5mila tonnellate.
Ovviamente l’impatto ambientale non può essere sottovalutato e per questo è previsto che vengano realizzate, lungo il percorso del canale, zone umide per la conservazione della biodiversità.
Pinglu permetterà di ridurre drasticamente i tempi di percorrenza delle merci, e questo favorirà anche una riduzione dei costi delle merci. Ma, soprattutto, il nuovo canale andrà ad inserirsi in una rete infrastrutturale destinata a rafforzare i rapporti commerciali nell’Asia del Sud Est. Perché Pechino non si fida più dell’Occidente e, dunque, prepara contromisure per l’eventuale imposizione di sanzioni e limitazioni. O per un aumento delle tensioni lungo le vie marittime.
D’altronde anche la Via della Seta ferroviaria risponde alle medesime logiche e, sulle ferrovie, stanno puntando Russia ed Iran, ma anche gli altri Paesi dell’Asia Meridionale ed Occidentale. Compresa l’India, impegnata a sviluppare l’alta velocità su rotaia.
Evidentemente manca, in Asia, quella lungimiranza tipicamente italiana che aveva portato a smantellare, nel dopoguerra, la rete ferroviaria capillare sviluppata da Mussolini in perfetta eredità di Cavour. Ma i governi democratici dovevano cancellare il fascismo ferroviario e garantire montagne di utili alla Fiat attraverso l’obbligo del trasporto su gomma.