Quando gli italiani affollavano le sale cinematografiche (pare incredibile, considerando i disastri attuali), non si proiettavano polpettoni indigeribili e politicamente corretti. Il pubblico sceglieva bei film che non rispettavano il pensiero unico obbligatorio. Il Ministero della Verità non imponeva la noia e la stupidità finanziate con denaro pubblico. Così generazioni di italiani sono cresciute con gli episodi di Amici miei, un mito per i giovani di allora e che qualche sindaco coraggioso ed intelligente vorrebbe riproporre per le scuole odierne.
L’ultimo film della serie di Amici miei deve aver particolarmente colpito Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini che – sul triste palcoscenico di Maurizio De Filippi Costanzo – si sono scontrati prima verbalmente e poi quasi fisicamente al termine di una polemica sulla vergognosa censura che ha colpito intellettuali e sportivi colpevoli solo di essere russi.
“Quasi” fisicamente, poiché la leggera spinta di Mughini a Sgarbi non può certo essere catalogata come “rissa”. Più che altro un patetico tentativo di litigio tra due ormai anziani rappresentanti della cultura italiana. Ricordavano non soltanto Sassaroli, Mascetti, Melandri e Necchi impegnati nelle zingarate a Villa Serena, ma anche il Numero Uno di Alan Ford.
Però è piuttosto stupido l’atteggiamento dei consueti grilli parlanti della gauche caviar che irridono i due arzilli intellettuali nella speranza di sostituirli. Non in tv dove, ovviamente, i gauchisti di mezza età non mancano mai. Ma vorrebbero sostituirli nel ruolo di intellettuali. Al posto di un grande critico d’arte come Sgarbi vorrebbero la regina delle parolacce infantili Luciana Littizzetto. Al posto di uno scrittore raffinato come Mughini preferirebbero un plagiatore come Saviano.
Indubbiamente i due anziani ospiti del Maurizio Costanzo show sono portati a comportamenti isterici, a crisi di nervi spesso finte per far aumentare le visualizzazioni sui social e far crescere gli ascolti di una trasmissione ormai inutile. Ma restano, comunque, persone di grande cultura. A differenza di chi vorrebbe spedirli a Villa Arzilla per prendere il loro posto.
Inoltre Sgarbi e Mughini litigano sul concetto di libertà e censura. Mughini, mentendo, minimizza le responsabilità del sindaco di Milano. Ma proprio perché è costretto a mentire dimostra di non apprezzare quella censura che, al contrario, rappresenta ormai la linea guida per tutti i sedicenti intellettuali della gauche caviar italiana.
E allora ben vengano le spinte in tv, se consentono di evitare per qualche istante l’onnipresenza dei monitoranti imposti dal Ministero della Verità.