Non riconoscere a Giorgia Meloni il successo per essere stata eletta presidente dei Conservatori e riformisti europei è ingeneroso.
Si può giustamente discutere se tale collocazione nel Parlamento di Bruxelles da parte del gruppo di Fratelli d’Italia sia o no in linea con quanto la Destra italiana ha espresso, sul piano politico e culturale, nel corso degli ultimi decenni. Tuttavia la scelta di aderire al raggruppamento ECR non data da oggi. Ed è comunque sorprendente che il partito, che nel 2014 non riuscì ad esprimere neppure un rappresentante nel Parlamento europeo, oggi veda la Meloni a capo del terzo schieramento numericamente rappresentato. Un successo che le è stato riconosciuto non solo dai tanti movimenti che di ECR fanno parte, ma dagli stessi avversari.
“Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza!”, avrebbe detto il poeta. Da oggi verificheremo se la neo-presidente sarà in grado di rappresentare la sintesi tra le diverse anime della Destra europea. Una sintesi sicuramente difficile visti gli interessi contrastanti e, a volte, opposti che i vari movimenti confluiti nel gruppo hanno sostenuto nel corso degli ultimi tempi.
Ma è già un fatto importante che una quarantina di partiti abbiano riconosciuto alla Meloni la capacità di provarci. Forse hanno visto in lei non solo la leader in grado di triplicare i propri consensi in patria in poco più di un anno. Ma anche l’esponente di vertice di un partito che ha tentato di riunire sotto un unico simbolo sensibilità, visioni, culture politiche e ambizioni di una galassia di Destra che si è sempre contraddistinta per essere difficilmente amalgamabile.
Non starò qui ad elencare le diverse anime che di quella galassia fanno parte. Per fare ciò basterà non dico leggere, ma almeno scorrere l’indice di qualche volume uscito di recente, primo fra tutti “Europa Sovranista” di Francesco Giubilei. Ma le stesse posizioni italiane sono da sempre refrattarie a dialogare tra di loro. Il che ha, per decenni, rappresentato un ostacolo al successo di un sentimento di Destra che, in Italia come altrove, da sempre rappresenta una porzione consistente dell’elettorato.
Forse una sintesi non è, e non sarà mai, possibile: ma bisogna riconoscere a Giorgia Meloni di aver almeno proposto un contenitore politico nel quale tutti possono – e sottolineo possono – trovare uno spazio.
Il costo di ciò è una ovvia genericità nelle prese di posizione, dovuta alla necessità di neutralizzare le tensioni interne. Ma i risultati, almeno sul piano dei consensi, sono sotto gli occhi di tutti.
Conservatori. Riformisti. Si capisce che si tratti di definizioni che possono non piacere. Ma sono solo etichette. Ciò che conta sono le prese di posizione e le azioni politiche concrete. Questioni sulle quali è difficile fare chiarezza fintanto che, sia Fd’I che ECR, saranno all’opposizione.
Per fortuna, sua e del partito che dirige, la Meloni ha deciso di fare un passo alla volta. Ma i passi fatti nel corso degli ultimi mesi sembrano già passi da gigante.
Meloni, la presidenza dell’Ecr per cercare una sintesi tra le destre
